Mohammad Reza Sabouri, ambasciatore dell’Iran a Roma, ha risposto al messaggio recentemente inviatogli da Sergio Mattarella in merito alle proteste in atto nel suo Paese. “È giunta l’ora di porre immediatamente fine alle violenze rivolte contro la popolazione”, aveva affermato il Presidente della Repubblica, esprimendo anche la propria “indignazione” per ciò che sta accadendo. La richiesta, tuttavia, non è stata ben accolta dal destinatario.
“La repubblica dell’Iran rispetta i valori umani ma non accettiamo che altri paesi vogliano imporre la loro cultura. La libertà è uno dei valori dell’Islam”, questa come riportato da Il Dubbio è stata la risposta data da Mohammad Reza Sabouri al capo dello Stato nel corso del colloquio di presentazione delle credenziali del diplomatico. Una replica inaccettabile per Sergio Mattarella, il quale aveva fin dal principio premesso che “il rispetto con cui l’Italia guarda ai partner internazionali e ai loro ordinamenti trova un limite invalicabile nei principi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.
Ambasciatore Iran vs Mattarella: il tema della pena di morte
Lo scontro diplomatico tra Mohammad Reza Sabouri, ambasciatore dell’Iran a Roma, e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si è basato anche sul tema della pena capitale. Il capo dello Stato, così come il ministro degli Esteri Antonio Tajani, infatti, hanno in più occasioni ribadito come le “condanne a morte e le esecuzioni di diversi dimostranti”, colpevoli esclusivamente di avere manifestato il proprio dissenso nei confronti del regime, siano “inaccettabili”.
Una accusa, anche questa, che il diplomatico ha rispedito al mittente, sostenendo che “in base alla legge iraniana la pena capitale è prevista per i reati più gravi” e che “in relazione alle persone che sono state giustiziate hanno avuto un processo equo e con tutte le garanzie”. Inoltre, ha aggiunto che “in Iran sono ammesse le manifestazioni pacifiche ma non disordini violenti che sono accettabili”.