L’ambasciatore della Russia replica a Repubblica con una secca smentita su quanto riportato dal quotidiano lo scorso 20 giugno 2021. Come vi abbiamo raccontato, il giornale diretto da Molinari aveva affermato che il team di medici russi arrivati a Bergamo nel marzo 2020 per aiutare l’Italia nella lotta contro l’emergenza coronavirus in realtà era al centro di un “gioco spionistico” avallato da un ignaro governo Conte…



Secondo quanto ricostruito da Repubblica, il team russo avrebbe colto l’occasione per studiare l’agente virale SARS-CoV-2, così da porre le basi per la realizzazione del vaccino Sputnik. Un’inchiesta che ha fatto parecchio rumore, ma l’ambasciatore della Russia, Sergey Razov, non ha usato troppi giri di parole per smentire la ricostruzione: «Una congerie di invenzioni su quella che sarebbe stata una missione militare dell’intelligence russa nello spirito delle ‘guerre ibride’».



La replica dell’ambasciatore della Russia

Nella lunga lettera inviata a Repubblica, l’ambasciatore della Russia ha spiegato: «Tre righe e mezzo contengono l’ammissione che “i soldati russi a Bergamo hanno fornito assistenza concreta, curando decine di pazienti, durante le ore più buie della storia recente e disinfettando decine di centri per anziani”. Le restanti quasi 500 sono una congerie di invenzioni su quella che sarebbe stata una missione militare dell’intelligence russa nello spirito delle “guerre ibride”». Sergey Razov ha poi citato quella che a suo avviso è l’affermazione più ridicola, ovvero che il vaccino Sputnik sia nato dal virus italiano: l’ambasciatore di Mosca ha sottolineato che i russi non erano autorizzati a portare campioni e provette fuori dagli ospedali dove curavano i pazienti, senza dimenticare che «la Russia ha iniziato a testare lo Sputnik V su volontari già a giugno e ad agosto questo vaccino è stato il primo al mondo ad essere certificato. È chiaro che l’invenzione del vaccino non poteva che essere il risultato di anni di ricerca su altre malattie virali». Razov ha poi concluso così: «Gli autori definiscono Bergamo “un campo di prova per nuovi conflitti ibridi”. Noi partiamo dall’ assunto che questo è il luogo in cui al popolo italiano in difficoltà i vertici e il popolo della Russia hanno disinteressatamente dato una mano. Qui sta la principale divergenza con il giornale».

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