Oggi tutti parlano di Natura. I poeti lo fanno da millenni. E mi sono rivolto ai miei grandi colleghi del passato, da poemi cosmogonici indù alla Bibbia, da Lucrezio a Leopardi a Luzi, per salvarmi dal diluvio di banalità che il mainstream ci propone. E da questo lavoro è nato un libro (Che cos’è la natura? chiedetelo ai poeti, Fazi ed.) e il felice incontro con gli amici di Fondazione Lombardia per l’Ambiente, organismo con lungimiranza attivato molti anni fa, quando nessuno parlava di queste cose, su ispirazione del mite e geniale dott. Pier Alberto Bertazzi. 



Ormai la salvezza della natura, la durata del pianeta, la sostenibilità, ecc. sono i mantra del discorso pubblico. In modo serio o in modo fazioso, in modo profondo o in modo stupido. Siamo tutti d’accordo se si parla di Natura e del suo valore (magari dimenticandoci che è natura anche il tumore al pancreas o l’alluvione o eruzione che distrugge migliaia di vite umane), ma appena si passa all’aggettivo “naturale” iniziano i problemi. Non solo etici di fondo (cos’è una morte naturale? una nascita naturale?), ma anche più economici e prammatici. Non credo che se si bevono più tisane e meno whiskey si abbia una vita più naturale.



Io vivo in un bosco, amo la natura, ma i cinghiali non sono sempre un bell’incontro notturno. E certo è bello come fanno tutti i vip o gli scrittori scarsi abbracciare gli alberi. Ma provate a stare in un bosco qualche ora o giorno appunto, senza la protezione di una casa che contende la vita al bosco… Insomma, al Meeting si affronteranno molti temi, e lo si farà anche con una chiave estetica e artistica, con momenti animati da giovani e da grandi artisti. Infatti l’arte, come la scienza, è un metodo di conoscenza della vita. E di quel che solo l’uomo chiama Natura arte e scienza onesta vedono il Paradosso rispetto alla nostra vita. Ci nutre ma anche ci uccide, ci affascina e anche terrorizza, se un giorno la chiami Madre come molti fanno, ma non san Francesco, il giorno dopo la devi chiamare matrigna. 



Non a caso il grande Leopardi dice in quel testo di profonda antropologia biblica e cristiana che è “La Ginestra”, che l’uomo può abitare la natura come un “mendico”, un mendicante. L’uomo se vive la Natura con l’animo sincero, infatti, non può non sentire sorgere una domanda circa il senso della vita, il Paradosso della Natura la eccita e in ogni cultura umana ve n’è segno. E l’essere umano, unico a porsi in rapporto alla Natura (le lontre e i carciofi non si fanno il problema della natura, della loro natura è solo durare, perpetuare la specie, non invece ci facciamo un sacco di altri problemi e abbiamo valori per cui qualcuno addirittura sacrifica la durata della sua vita) ecco l’essere umano deve porsi dinanzi alla Natura chiedendosi appunto quale sia la sua Natura. 

Come gridava Leopardi alla Luna: «E io che sono?». A questa domanda stiamo rispondendo o stiamo ingabbiando una presunta idea di natura umana con identità, aggettivi, profili o pensando di essere come un delfino o un computer?

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