LA MODIFICA ALLA COSTITUZIONE SULL’AMBIENTE È UNA POSSIBILE “TRAPPOLA”

La correzione degli articoli 9 e 41 della Costituzione sull’ambiente – ovvero quelli che nella stesura originaria dei padri costituenti si occupavano di promuovere sviluppo cultura e ricerca scientifica/tecnica, e iniziativa economica privata – rischiano di tramutarsi in una sorta di “trappola” per i cittadini in merito ai tanti punti “caldi” che legano la lotta al cambiamento climatico alla politica nostrana. L’allarme viene dato oggi dal direttore de “La Verità” Maurizio Belpietro ma non è certo l’unico ad interrogarsi sulle potenziali forti limitazioni che potrebbero sorgere nei prossimi anni se il “politicamente corretto” dell’ecologia applicato alla quotidianità dovesse instaurarsi a livello globale.



Proviamo a tradurre per capirci meglio: la modifica della Costituzione con l’inserimento della tutela all’ambiente, circa un anno fa, veniva salutato praticamente da tutti i partiti (chi per convinzione, chi per non temere ripercussioni e critiche laddove avesse votato contro, ndr) come una grande innovazione che poneva l’Italia proiettata verso il futuro. Un anno dopo con le quotidiane proteste di “Ultima Generazione” e la direttiva recentissima dell’Ue sulle “case green” qualche dubbio in più sorge in molti osservatori. «Credo non ci sia persona per bene che si auguri di inquinare di più», scrive giustamente il direttore Belpietro col quale resta difficile non condividere in questa premessa. C’è però un “Ma” subito dopo che pone riflessioni anche opposte tra loro: «al momento dell’approvazione delle modifiche costituzionali nessuno comprese le conseguenze di quegli apparentemente innocui commi aggiunti dal Parlamento».



CASE GREEN ED ECOVANDALI: COSA SI RISCHIA DOPO IL CAMBIO DELLA CARTE

Partiamo con gli esempi altrimenti è difficile uscire dal rischio di “teorizzare” troppo un tema delicato e importante come quello dell’ecologia e della lotta al cambiamento climatico: gli attivisti di Ultima Generazione, definiti dai detrattori come “eco-vandali” da mesi ormai imbrattano edifici, bloccano strade e autostrade e di recente anche aeroporti. Ebbene, secondo il professore Michele Ainis su “La Repubblica” il loro non è «un comportamento criminale», in quanto si tratta di «reazione disperata a tutela dell’ambiente». Come lui tanti altri vedono nella forma della protesta un problema di ordine pubblico che però rileva un tema giusto, in quanto anche sancito dalla Costituzione (la tutela dell’ambiente, per l’appunto). Ecco che il direttore de “La Verità” sbotta proprio su questo punto: «di questo passo, rivendicando il diritto alla protesta e alla disperazione, qualsiasi atto sarà legittimato, compreso fermare gli aerei in fase di decollo perché ogni velivolo inquina. E poi magari si potrà passare al blocco delle centrali a gas o delle pompe di benzina, perché anche gli idrocarburi inquinano».



Modifiche assolutamente legittime e di buon senso come quelle attuate nella Costituzione a tutela dell’ambiente rischiano, se portate alle estreme conseguenze, di imporre sanzioni e nuove regole stringenti alla cittadinanza intera. Lasciando il diritto di critica e la libertà di dissentire come elementi sempre più “corrosivi” della grande attenzione all’ecologicamente corretto: in sostanza, dissentire su questi temi si rischierà di porsi direttamente contro la Costituzione. E allora si arriva agli ultimi giorni, quando una direttiva Ue sulle “case green” rischia di lasciare due immobili su tre in Italia irregolari entro il 2030. «La casa è sacra e non si tocca», ha tuonato Fratelli d’Italia e così pure la Lega, impegnando il Governo Meloni a bloccare l’applicazione di tale direttiva in Italia. La presidenza di turno della Svezia in Unione europea si è impegnata ad approvare la cosiddetta direttiva sulle case green entro sei mesi, ma l’Italia è pronta a bloccarla anche dopo i forti allarmi di Confedilizia: «si rischia una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generale delle nostre famiglie». Ritornando al tema della modifica in Costituzione, rischiamo di ritrovarci “in trappola” per le regole che noi stessi ci siamo dati con quell’inserimento di articoli a tutela dell’ambiente: come scrive ancora Belpietro, «domani un proprietario di casa o un imprenditore potrebbero all’improvviso essere considerati fuori legge, anche se la propria abitazione o azienda risale a molti anni prima dell’entrata in vigore delle modifiche alla Costituzione». Insomma, se l’ecologia da giusta attenzione al creato e all’ambiente si trasformasse in una nuova ideologia, ecco che i problemi potrebbero essere imprevedibili e incalcolabili.