Cercavo per rilassarmi un film bum bum/pam pam, con azione, rapine, inseguimenti, disastri di ogni tipo e ho intercettato Ambulance (2023) di Michael Bay, memore di 6 Underground (2018) che, contrariamente ai supercriticoni che l’avevano piallato, mi era piaciuto, mi ero divertito. Un divertissement.
Il regista è ormai famoso per i suoi film d’azione con effetti speciali a mille, tutti ad alto budget, con un ritorno economico notevole. Presumo che oltre a guadagnare (e tanto) lui si diverta un mondo.
Non piacerà a tutti, anzi. Però mi ha fatto pensare. Il nero Will disperato si butta malvolentieri in un’impresa criminosa, capisce di aver fatto una cazzata e questo ancor di più quando ferisce gravemente un uomo. Poi sempre più cosciente cerca la redenzione e la trova. Andrà comunque al gabbio, ma la speranza del cambiamento non può morire.
Siamo a Los Angeles e al nero Will, con un figlio piccolo e una moglie malata oncologica, servono 200 mila dollari per le cure e li chiede al fratellastro bianco Danny. Questi è un bandito e lo convince a rapinare una banca dove ci sono 32 milioni cash. Will accetta a malincuore di essere l’autista della banda insieme ad altri quattro rapinatori che il fratello ha raccattato chissà dove. Fin qui rivediamo un susseguirsi di azioni e di caratterizzazioni (l’ironia assurda dei quattro tipacci) già viste in 6 Underground.
La rapina sfuma per l’intervento della polizia, arrivano elicotteri, la Swat, la Sis e parte una sparatoria prolungata tipo Heat – La sfida (potrebbe essere una citazione) con la morte dei quattro compari. Da qui in poi il film cambia pian piano pelle, la narrazione diventa drammatica, mantenendo ogni tanto degli inserti di stile alla Michael Bay.
In un momento di concitazione e panico, Will ferisce un pulotto preso in ostaggio. Danny sequestra per la fuga un’ambulanza dove troviamo come paramedico la bella Cam. Il capobanda bianco è fuori giri mentre il fratello nero prende coscienza di quello che ha combinato. Il pulotto è in gravi condizioni, Will gli dona il suo sangue e aiuta Cam operare allo stomaco a mani nude il ferito (scena già vista in 6 Underground), guidata in videochiamata da un chirurgo in un campo di golf.
Intanto sono in fuga per le strade di Los Angeles con tutte le auto della polizia della città a ruota con incidenti a manetta e catastrofici stile The Blues Brothers (altra citazione).
L’inseguimento continua nel letto del Los Angeles River (qui le citazioni cinematografiche si potrebbero sprecare) e poi, colpo di scena, una banda amica presta a Danny la sua opera, appaiono altre cinque ambulanze per depistare la polizia, mentre l’ambulanza regina viene riverniciata al volo di color verde shocking (come l’auto utilizzata in 6 Underground). Quasi al sicuro nella tana dei fiancheggiatori i nostri si scontrano armi e bagagli con loro e Cam, presa dal panico, spara ferendo Will scambiandolo per uno dei nemici.
Danny, che vuol bene a modo suo al fratello, decide di correre a tutta birra all’ospedale. Will viene piantonato, il pulottto, ormai salvo, alla domanda di chi gli avesse sparato indica la foto di Will dicendo: Lui mi ha salvato.
È un film d’azione, un road movie adrenalinico, frenetico, con inseguimenti al cardiopalma, cose già viste, sicuro. Michael Bay ci mette del suo fino in fondo, è il migliore per il filone action e per l’utilizzo degli effetti speciali, il montaggio ha un ritmo serratissimo. Al contempo il regista è famoso per citare nei film scene di altre pellicole, ma soprattutto dei suoi film (i due fratelli citano verbalmente The Rock). Tutto questo viene criticato da molti (la chiamerei invidia visti i risultati), ma al pubblico piace e quello che tocca Michael Bay, come per Christopher Nolan (anch’egli spesso mal sopportato), diventa oro.
L’idea dei due fratellastri di diverso colore non è nuova. Il regista non è certo però un politically correct, anzi è accusato spesso di uscire dal coro, non ha vestito la figura del rapinatore nero più buono del fratello bianco per piacere al pensiero corrente.
Bay se ne sbatte. Una parte di film è istrionica con eccessi, la rimanente è concentrata per far emergere un dramma. E comunque inserisce anche qui ogni tanto il suo guizzo di fabbrica (per esempio, l’ambulanza verde shocking).
La paramedica Cam è interpretata dalla bella Eiza González. È calata nella parte a più non posso. Realistica. Voto 8. Jake Gyllenhaal veste i panni di Danny il bianco: egocentrico, isterico, pronto a tutto. Perfetto per il ruolo. Voto 9. Vedetevi anche The Guilty (2021), altro tipo d’interpretazione, solo, al telefono per tutto il film, non vi farà scollare dalla poltrona. Yahya Abdul-Mateen II, Will il nero, è l’opposto del fratello bianco e questo emerge molto bene. Ha stoffa. Voto 9.
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