Tempi di attesa record a Roma: le ambulanze impiegano anche tre ore prima di raggiungere i feriti o ammalati. Pochi giorni fa una signora è ceduta sulle scale della stazione Anagnina, linea A della metropolitana, ed è rimasta tre ore a terra in attesa dei soccorsi, arrivati alle 18.10: l’incidente era avvenuto alle 15. Stesso copione per un turista milanese, scivolato a Termini: ha dovuto attendere anche lui tre ore per l’arrivo dell’ambulanza. Non solo cadute: una dottoressa di 40 anni, incinta all’ottavo mese di gravidanza, ha accusato problemi cardiaci ma non essendo disponibile alcun mezzo, si è dovuta far accompagnare in ospedale dalla madre.
Grande affanno, dunque, per il sistema dell’emergenza nella Capitale, a causa dell’aumento dei casi di Covid e di influenza: i pronto soccorso vengono letteralmente presi d’assalto. Mancano dunque posti letto e di conseguenza anche ambulanze. Come spiega Repubblica, i mezzi del 118 restano bloccati fuori dagli ospedali anche dodici ore in attesa di collocare i pazienti. Le ambulanze che possono occuparsi delle emergenze, dunque, sono dimezzate: quasi la metà di quelle a disposizione dell’Ares sono ferme. Ieri le vetture ferme fuori dai pronto soccorso di Roma erano 64: in totale quelle dell’Ares 118 sono 150 nelle ore diurne e 100 in quelle notturne.
Ambulanze ferme negli ospedali di Roma: “Fino a 12 ore prima di entrare al pronto soccorso”
“Ormai ci diamo il cambio turno nei piazzali degli ospedali. Mancano posti letto e anche per 12 ore non è possibile spostare i pazienti dalla barella dell’ambulanza a quella del pronto soccorso” ha spiegato a Repubblica un medico dell’Ares. A confermare la situazione di emergenza è stata la stessa azienda: c’è una media di 55 ambulanze bloccate contemporaneamente, con ripercussioni sul servizio e sulle lunghissime attese. La scorsa settimana sono state messe su strada altre 10 ambulanze ma questo non è servito a migliorare la situazione a Roma.
Il coordinatore delle Rappresentanze sindacali unitarie, Andrea Perniè, ha scritto alla manager Maria Paola Corradi: “Siamo esposti a rischi sempre maggiori di aggressioni per le lunghe attese che l’utenza ha nel ricevere il mezzo di soccorso richiesto”. Inoltre “i carichi di lavoro sono divenuti insostenibili”. Secondo la Usb il 27 dicembre scorso c’erano in coda, dunque in attesa di essere effettuati, 101 interventi: “Abbiamo formalmente richiesto alla direzione aziendale la rimozione immediata della direttrice della centrale operativa di Roma. Da due anni segnaliamo procedure che rallentano ulteriormente il già complesso sistema di emergenza”.