Amedeo Minghi, il significato di 1950: canzone presentata a Sanremo 1983

Amedeo Minghi con “1950” è tra gli ospiti protagonisti di Arena Suzuki 2023, lo show musicale con le canzoni più iconiche di cinque decenni di musica italiana e internazionale interpretate dagli artisti originali condotto da Amadeus in prima serata su Rai1. Il maestro della musica italiana torna sul palcoscenico della splendida cornice dell’Arena di Verona per cantare uno dei suoi brani più belli. Si tratta di 1950, canzone che parla di una storia d’amore nell’Italia del dopoguerra. Il brano, presentato in gara al Festival di Sanremo 1983 non ha un buon piazzamento in classifica, ma diventa uno degli evergreen della carriera del cantautore.



Il testo di “1950” racconta di una storia d’amore tra il protagonista e Serenella in una Italia, Roma in questo caso, appena liberata dai tedeschi grazie alle forze amiche americane. I segni lasciati dalla guerra sono ancora evidenti nei luoghi e, soprattutto, nell’umore della gente che però, come dimostra il protagonista dedicando questa canzone alla sua amata, ha voglia di ricominciare a vivere una vita serena lasciandosi alle spalle gli orrori delle tragedie vissute, imparando nuovamente a godere della libertà e della spensieratezza.



Amedeo Minghi, canzoni e collaborazioni

Una carriera straordinaria quella di Amedeo Minghi che durante la sua carriera ha collaborato e scritto per grandi nomi della musica italiana. Da Gianni Morandi a Franco Califano, da Anna Oxa a Rita Pavone passando per Mia Martini, Ricchi e Poveri, Andrea Bocelli e tanti tanti altri. Dalle pagine di mistermovie.it parlando della musica moderna ha confessato: “Ultimamente ascolto i Måneskin: belli da sentire e da vedere. Bravi, grintosi, divertenti. Fanno una musica che noi conoscevamo già ma le nuove generazioni no”.

Dalle pagine di avvenire.it ha parlato di come la critica ha spesso condannato le sue canzoni: “quando le canzoni non arrivano alla gente è una botta: penso a Su di me, disco per me meritevole ma ignorato. Il brano chiave della mia carriera? L’immenso: mi dicevano che ero complesso, che mettevo troppi accordi a testi difficili, poi è nato quel brano e ha sfondato in Europa. Così sono diventato un cantautore, poco prima di lasciare”. Infine parlando di musica di oggi ha precisato: “la colpa e delle multinazionali e talent. Con un Ennio Melis si facevano contratti tre anni più due. Nei primi vedevi dischi interi buttati nel cestino, prendevi porte in faccia, eri esaminato su ogni nota e virgola. Però poi nascevano Baglioni, Venditti, De Gregori”.