La riunione dell’organizzazione tra gli Stati latinoamericani denominata Celac, che si terrà a Buenos Aires il 24 di questo mese, potrebbe riservare una sorpresa quanto mai attesa da molti. Perché a questo summit dovrebbe partecipare il Presidente del Venezuela Nicolas Maduro.

Il problema è che sulla sua persona vige non solo una taglia di 15 milioni di dollari, ma anche un ordine di arresto emesso dal Dipartimento di Stato degli Usa, con l’accusa di aver aiutato ad amministrare e dirigere il Cartel de los Soles, un’organizzazione che si occupa di narcotraffico nella quale sono coinvolti anche membri delle Forze armate nazionali bolivariane del Venezuela e pure funzionari di Governo.



Inoltre, gli Usa accusano questa organizzazione di aver negoziato carichi di cocaina con le Farc (le Forze armate rivoluzionarie della Colombia) ed è per questo motivo che viene offerta una ricompensa per informazioni che possano condurre all’arresto o alla condanna dei vari responsabili di questo traffico.

La presenza di Maduro in Argentina e il fatto che il Presidente Alberto Fernandez sia anche quello dell’organismo intergovernativo pone seri problemi perché con ogni probabilità gli Stati Uniti vorranno agire, avendo dalla loro parte anche l’attuale opposizione al Governo kirchnerista in carica.

Tuttavia, c’è un’altra questione, altrettanto importante, da non dimenticare: secondo la Convenzione di Vienna, si deve applicare la regola dell’immunità diplomatica per tutti i partecipanti al Convegno, Maduro incluso, per cui bisognerà vedere quale tra le due opzioni verrà applicata, anche perché l’arresto del Presidente venezuelano scatenerebbe la sicura reazione di altri Presidenti presenti alla riunione, soprattutto quelli che hanno relazioni non solo profonde con il Paese Caraibico, ma che fanno anche parte di regimi populisti che lo hanno sempre appoggiato e in alcuni casi devono il loro potere proprio all’aiuto fornito dal Venezuela.

Da sempre è risaputo che uno dei puntelli principali del regime, camuffato da democrazia, venezuelano risiede nel grande potere dei principali cartelli del narcotraffico continentale, che hanno sostenuto il regime chavista fin dalla sua creazione e poi, successivamente, durante la Presidenza di Hugo Chavez.

“Se Nicolas Maduro viene in Argentina deve essere arrestato”, ha dichiarato Patricia Bullrich, una delle principali figure del partito PRO, creato dall’ex Presidente argentino Mauricio Macri, e forte candidata alla presidenza argentina nelle elezioni che si terranno quest’anno a ottobre e che prevedono, visti i continui fallimenti delle politiche di Alberto Fernandez fin dagli inizi della sua presidenza, una sonora sconfitta del kirchnerismo. “Maduro è accusato di crimini di lesa umanità ed è anche per questo che deve essere arrestato come accadde ad Augusto Pinochet, dittatore cileno, a Londra nel 1998”.

Da questo punto di vista la faccenda si complica parecchio perché pure l’attuale Presidente cubano Miguel Diaz Canel e quello del Nicaragua Daniel Ortega sono accusati delle stesse violazioni: difatti quest’ultimo ha già fatto sapere che non sarà presente alla riunione, mandando in sua vece il proprio ministro degli Esteri Denis Moncada.

Una situazione estremamente complicata, quindi, che potrebbe influenzare fortemente un incontro di un’organizzazione che venne fondata il 23 febbraio del 2010 a Playa del Carmen (Messico) nella sessione del vertice dell’Unità dell’America Latina e i Caraibi ed è la diretta erede del Gruppo di Rio. I suoi padri sono stati l’attuale presidente brasiliano Lula Da Silva e Hugo Chavez, quindi è facile immaginare che questa sessione servirà anche a rinvigorire l’alleanza populista che ormai domina nel Continente, tra Paesi che hanno in comune situazioni economiche fallimentari con aumento della povertà e violazione sistematica dei diritti umani.

Da notizie ricevute attraverso una fonte diplomatica Maduro sta però valutando la possibilità di non recarsi a Buenos Aires per timore che un giudice possa decretare il suo arresto e la sua presenza all’atto potrebbe avvenire attraverso Zoom. “La delegazione vorrebbe in questo modo evitare lo scandalo diplomatico”, ci ha confermato la fonte.

Lula parteciperà alla riunione nonostante i gravi problemi che sta affrontando dopo il “tentativo” (secondo lui) di un colpo di Stato al suo Governo: lo fa dopo un discorso nel quale ha dichiarato che “gli imprenditori sono ricchi a causa del lavoro dei loro dipendenti, visto che loro non fanno nulla”. Parole che rivelano, come d’altronde le sue prime azioni da Presidente, una volontà di distruggere l’economia della settima potenza mondiale e di portarla sotto il diretto controllo dello Stato. Nel frattempo è continuata la caduta della valuta brasiliana, il real, che per quattro anni si era prezzata a valori altissimi, mai registrati nella storia del Paese, arrivando a creare un fenomeno di deflazione unico al mondo in questi ultimi tre anni.

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