La questione Ucraina che rischia di portare il mondo in una guerra, vista la contrapposizione non solo tra Usa e Russia ma pure della Cina che, nel quasi totale disinteresse mediatico, punta decisamente gli occhi su Taiwan, altro non è che una lotta di potere che contrappone il mondo democratico a quello dittatoriale e in cui i dittatori (seppur sfruttando il mezzo democratico elettorale) vogliono imporre il loro modello e involvere completamente il concetto di democrazia, facendolo identificare con figure che detengono sì il potere ma “in nome del popolo”, visto che li ha votati. Peccato che anche l’occhio più inesperto si accorga che i vari suffragi sono ovviamente mezzi di pura facciata, che vengono organizzati impedendo a chi non aderisce al “pensiero unico” di parteciparvi: se non con “opposizioni” talmente marginali e spesso costruite ad arte per giustificare la “democraticità” del proprio potere.



Sembra quasi di descrivere lo stato dell’attuale continente latinoamericano, dove la contrapposizione tra false democrazie identificabili nel più becero populismo e Paesi dove invece la democrazia esiste ancora è ogni giorno più evidente.

Il tutto poi ci porta a considerare che sia la Russia che la Cina stanno comportandosi né più né meno come gli Usa e l’Ue nei confronti dell’Ucraina, con la differenza che quest’ultimo blocco appoggia la libera scelta di un Paese di unirsi (chissà quando) all’Ue e alla Nato, mentre in America Latina le pressioni di Russia e Cina aiutano diversi Stati a proseguire con la disastrosa esperienza populista, anche e soprattutto per mettere le mani su fonti energetiche immense, vista la ricchezza del suolo sudamericano.



Questa pressione, che la Russia esercita in maniera più diretta mentre la Cina agisce con “Confuciana” pazienza e quasi dietro le quinte, si avverte sopratutto in Venezuela, dove il Regime dittatoriale di Maduro, se non avesse le due citate potenze come alleate, sarebbe già finito suicidandosi,vista la totale mancanza di cultura gestionale sia economica che sociale, ma è anche presente in altri Paesi che hanno abbracciato nel corso del tempo l’ideale populista.

Anni fa in Argentina, in piena epoca di potere politico del kirchnerismo, la Cina ottenne non solo lo sfruttamento di 220.000 ettari coltivati da cinesi in una provincia patagonica, ma anche l’installazione di una base che venne definita “scientifica”, ma che poi, costruita, si capì che era militare: il tutto in cambio dell’azzeramento delle perdite di bilancio della Provincia stessa (Neuquen) dotata di immense ricchezze mai sfruttate o solo parzialmente per mancanza di piani atti a far decollare l’economia.



Ovviamente questo è solo un esempio dei tanti dove queste due superpotenze offrono garanzie sia economiche che politiche ai regimi e in pratica gestiscono l’intero sistema: il fatto è che anche il prosperosissimo Cile ha da poco sterzato verso un potere che richiama moltissimo le esperienze fallimentari già trascorse negli anni Settanta da una “sinistra” estrema, e quindi si è in pratica candidato a entrare nel club gestito da Mosca e Pechino.

Circa quattro anni fa ebbi la fortuna di partecipare a una sessione della Wto tenutasi a Buenos Aires ed ebbi occasione di parlare con delegati argentini (all’epoca la Presidenza era di Mauricio Macri) che mi informarono di come, mentre la Cina si era offerta di costruire una rete stradale nel Paese, la Russia invece aveva basato la propria proposta sulla realizzazione di quella ferroviaria, treni compresi: il tutto ovviamente a prezzi ridicoli che però includevano lo sfruttamento degli immensi giacimenti di Vaca Muerta (gas e petrolio) e di quelli di litio nella Provincia di Salta. All’epoca il Governo disse no a tali proposte, ma l’attuale Governo kirchnerista di Alberto Fernandez ha appena concluso un tour sia in Cina che in Russia dove ha creato le premesse per accordi economici del genere, anche se in altri settori.

Le armi quindi non servono: è sufficiente un controllo dell’economia di intere nazioni per includerle nel proprio potere e il Sudamerica ne costituisce un esempio lampante, vista anche la sua vicinanza agli Usa. Insomma, situazione molto simile a quella ucraina, ma in quest’ultima non pare poi così facile ricattare Ue e Usa, anche se con l’Unione europea la spada di Damocle del gas sta avendo effetti disastrosi per tutti noi.

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