Si è svolta oggi nell’aula bunker della Corte d’Appello di Venezia la prima udienza del processo di secondo grado del cosiddetto procedimento “Marina bis” che in primo grado si era concluso con l’assoluzione degli imputati. Alla sbarra 9 ammiragli e alti ufficiali della Marina Militare accusati di non aver tutelato la salute di marinai deceduti per malattie legate all’esposizione all’amianto a bordo delle navi sulle quali prestavano servizio. Era stato il tribunale di Padova ad assolvere tutti gli imputati sostenendo l’assenza della prova che potesse confermare con certezza la diagnosi di mesotelioma che ha portato alla morte di tre ex militari. Sentenza che, come ricorda oggi Donatella Gimigliano, Responsabile Ufficio Stampa Osservatorio Nazionale Amianto, è stata poi impugnata dal Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Venezia, Antonio Mura, insieme con l’Avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto nonché difensore dei familiari dei militari morti e costituitisi parti civili nel processo. In aula era presente anche l’avvocato Ezio Bonanni che ha chiesto di rivedere la sentenza di assoluzione con la conseguente condanna degli imputati e del Ministero della Difesa considerato responsabile civile, chiedendo al tempo stesso anche i danni. Bonanni ha anche voluto ribadire “l’autogol della Marina Militare” che dopo anni di silenzi e parziali ammissioni ha riconosciuto l’esistenza di unità navali ancora contenenti amianto.



AMIANTO IN MARINA MILITARE: I CASI DI MESOTELIOMI

L’avvocato Ezio Bonanni dell’ONA, sempre nell’ambito del caso amianto nella Marina Militare ha aggiunto: “C’è una vera e propria epidemia di patologie asbesto correlate che richiedono urgente bonifica, sorveglianza sanitaria e soprattutto il riconoscimento dei diritti risarcitori in favore delle vittime”. Ad oggi, spiega ancora il comunicato dell’Osservatorio Nazionale Amianto, l’uso di amianto in Marina Militare, nelle unità navali e negli arsenali ha provocato almeno 570 casi di mesoteliomi. Questi vanno a costituire la punta dell’iceberg delle patologie asbesto correlate, tra cui si cita il tumore del polmone, della laringe, degli altri organi del tratto gastrointestinale, ma anche placche pleuriche e asbestosi. In tutto, sono 1101 i casi segnalati alla procura di Padova relativi a patologie asbesto correlate. I dati trovano conferma anche nella relazione finale della Commissione Parlamentare d’Inchiesta. “L’auspicio è che i responsabili di migliaia di decessi causati dall’esposizione ad amianto vengano condannati”, si legge ancora nel comunicato. La Corte di Appello, dopo la prima udienza, ha disposto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, attraverso la nomina di due periti, con rinvio al prossimo 20 aprile 2020 in vista del secondo appuntamento in aula.

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