“Qualcuno pagherà per questa figuraccia“. Dire che Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, sia scuro in volto dopo l’ammutinamento dei corridori andato in scena alla partenza della 19ª tappa Morbegno-Asti è un eufemismo. L’uomo che ha sempre mostrato un occhio di riguardo nei confronti del gruppo si sente tradito per la trappola tesagli dai ciclisti. O chissà chi. Non si aspettava di ricevere a pochi minuti dal via della corsa la comunicazione che i corridori, dopo le fatiche dei giorni precedenti, si rifiutavano di fare 258 km in condizioni meteo avverse e pretendevano di tagliare i primi 140. Non si tratta di mancata comprensione delle ragioni dei corridori, bensì di appurare il fatto che non c’erano gli estremi per assecondare tali richieste. Si spiega così la sua rabbia: “C’è rammarico per la brutta figura che abbiamo fatto oggi come sport e come ciclismo, e oscura quanto di buono abbiamo fatto fino ad adesso per portare alla fine il Giro d’Italia. (…) Ora pensiamo ad arrivare a Milano, poi qualcuno pagherà per tutto questo“.
AMMUTINAMENTO CICLISTI GIRO D’ITALIA: GOLPE STRANIERO CONTRO LA CORSA ROSA?
Già, arrivare a Milano. Alla fine Mauro Vegni e il Giro d’Italia ce l’hanno fatta. Ma gli ostacoli disseminati sul percorso sono stati innumerevoli. Dai contagi di coronavirus che hanno colpito alcuni dei corridori più in vista del plotone, fino ad alcuni elementi dello staff delle squadre. Passando per la fuga immotivata della Jumbo Visma, ritiratasi in massa dopo la positività del capitano Steven Kruijswijk. Fino ad arrivare alle critiche gratuite alla sicurezza anti-Covid offerte dal belga Thomas De Gendt e all’appello del team Education First all’Uci perché interrompesse la Corsa Rosa una settimana fa. Se a questi fatti si aggiunge l’ammutinamento di venerdì, con i corridori artefici di uno scivolone a dir poco maldestro, completato dall’aver mandato all’arrivo una fuga con diversi minuti di distacco tra sghignazzi inopportuni e irrispettosi, risultano giustificati gli interrogativi posti da Giorgio Viberti su La Stampa. Quali? Eccoli: “C’è una fronda straniera contro il Giro? Qualcuno non vuole farlo arrivare domani a Milano?“. In quel caso dall’ammutinamento si passerebbe al golpe. Troppo, per questa bistrattata e coraggiosa Corsa Rosa diventata un giallo.