Gli hanno amputato il pene per un tumore, ma alla fine si è scoperto che il cancro non c’era ed ora l’urologo che è intervenuto chirurgicamente è finto sotto accusa. Il paziente, come si legge su SkyTg24.it, ritiene infatti di essere stato vittima di un gravissimo danno ed ha chiesto un risarcimento. Il prossimo 9 marzo, ad Arezzo, ci sarà l’udienza preliminare al termine della quale si capirà se un medico trentenne rischierà o meno il processo. Il 13 novembre del 2018 eseguì all’ospedale San Donato un’operazione su un classe 1954 che era stato visitato ad ottobre.
Il sospetto era quello di un tumore al pene, poi smentita dagli esami istologici che sarebbero stati eseguiti tardivamente secondo gli avvocati che stanno seguendo il paziente. Il sostituto procuratore della repubblica Laura Taddei aveva deciso di archiviare il caso, non intravedendo alcuna responsabilità penale, ma i legali dell’uomo amputato si sono opposti e il giudice Giulia Soldini ha optato per l’imputazione coatta del medico, ritenendo che la vicenda non debba essere chiusa ma meglio analizzata nel dettaglio proprio per capire la verità.
GLI AMPUTANO IL PENE PENSANDO FOSSE TUMORE: ATTESA L’UDIENZA PRELIMINARE
Secondo quanto emerso in seguito, il 54enne aveva la silifide e non si trattava quindi di un tumore, ma il caso giudiziario è molto complesso e spetterà appunto al giudice stabilire se il giovane urologo dovrà finire alla barra o meno.
In parallelo è in corso una causa civile sempre al tribunale di Arezzo nei confronti dell’azienda sanitaria Usl Toscana Sud Est, per cercare di stabilire un equo risarcimento danno, alla luce di quanto subito dal paziente, sempre che venissero accertate eventuali responsabilità del dottore. L’uomo, del resto, non può più avere rapporti sessuali e anche andare in bagno è risultato davvero problematico. L’esito resta comunque tutt’altro che scontato anche perchè il tribunale di Arezzo, in una vicenda simile, aveva assolto i medici.