Ha avuto grande risalto in India la scelta di Google di dedicare il doodle di oggi ad Amrita Pritam, la poetessa originaria del Punjab che avrebbe compiuto oggi 100 anni. Quotidiani locali come “The India Express” e “One India” dedicano degli articoli proprio alla scrittrice del posto. Ma anche in Italia sono in tanti ad aver approfittato dell’occasione per conoscere meglio il profilo di questa donna di cultura che ha tanto segnato la cultura indiana. Basta fare un rapido giro su Twitter per leggere alcune delle citazioni della Pritam. Qualche esempio? “I fili della memoria sono intrecciati con fibre durature. Prenderò questi frammenti, li tesserò e ti incontrerò di nuovo”. E ancora:”L’amore non è fatto di forme, o di parole, è una condizione. Dovrebbe essere come una forza che si irradia”. (agg. di Dario D’Angelo)



AMRITA PRITAM, L’OMAGGIO DELL’ATTRICE INDIANA

Anche l’attrice indiana Taapsee Pannu rende omaggio alla poetessa Amrita Pritam nel centenario della sua nascita. Su Instagram ha pubblicato un video tratto dal suo film “Manmarziyaan”, dedicato proprio alla poetessa. Nella clip si vede Taapsee Pannu mentre recita una poesia di Amrita Pritam. La co-protagonista del film ha condiviso il post della collega, mentre chi ha scritto il film, Kanika Dhillon, ha espresso il suo apprezzamento mettendo like al post dedicato ad Amrita Pritam. Il film è una commedia ambientata in India che è stata presentata al Toronto International Film Festival. L’India è fortemente legata alla figura di Amrita Pritam, considerata una delle scrittrice più importanti di tutti i tempi e la prima donna di rilievo della poesia punjabi. Il suo lavoro più noto da romanziera è stato Pinjar, che ha ispirato un film chiamato Pinjar uscito nel 2003. (agg. di Silvana Palazzo)



AMRITA PRITAM, OLTRE 40 ANNI D’AMORE CON LO SCRITTORE IMROZ

Molti dei lavori di Amrita Pritam hanno assunto nell’immaginario collettivo una forte connotazione femminista, in particolare dopo la fine del suo matrimonio, nel 1960, con Pritam Singh. Fu la stessa scrittrice originaria del Punjab a raccontare nella sua seconda autobiografia, datata 1976 e intitolata Rasidi Ticket (“Francobollo”), che dopo aver divorziato dal marito ebbe una relazione con il poeta Sahir Ludhianvi. Fu il suo “collega” a lasciarla per la cantante Sudha Malhotra. Negli anni seguenti Amrita Pritam fu sentimentalmente legata ad un altro uomo che come lei nutriva la passione per l’arte e la scrittura, Imroz, che disegnò anche le copertine di molti dei suoi libri. La loro storia d’amore, durata oltre 40 anni, è diventata oggetto di un libro “Amrita Imroz: A Love Story”. (agg. di Dario D’Angelo)



AMRITA PRITAM, I SUOI RICONOSCIMENTI

Amrita Pritam è probabilmente la poetessa più famosa della storia dell’India e basta vedere i suoi numerosi riconoscimenti ottenuti per capirlo. Nel 1956 è stata infatti la prima donna ad alzare al cielo il Sahitya Akademi Award per quella che è definita una delle sue opere più grandi, ovvero, la lunga poesia “Sunehade” (che significa “messaggi”). Nel 1969 è invece la volta del prestigioso Padma Shri, la quarta più alta onorificenza civile della repubblica indiana, conferita ogni anno nel Giorno della Repubblica ai cittadini che più si sono distinti in vari campi. Il terzo riconoscimento è giunto meno di vent’anni dopo, precisamente nel 1982, quando Amrita ricevette il Bharatiya Jnanpith, considerato uno dei più alti e importanti a livello letterario nell’India, per “Kagaz Te Canvas” (“The Paper and the Canvas”). Infine il 2004, l’anno prima della sua morte, quando Pritam ha ottenuto il Padma Vibhushan, che è il secondo più alto riconoscimento civile, nonché il Sahitya Akademi (Accademia delle lettere dell’India) e il Sahitya Akademi Fellowship, i massimi riconoscimenti in India per la letteratura. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

AMRITA PRITAM, CHI È? LA PARTIZIONE HA SEGNATO LA SUA VITA

La cosiddetta “partizione” è l’evento che maggiormente ha segnato la vita di Amrita Pritam. Nel 1947 l’India britannica venne divisa in due stati separati: da una parte l’Unione Indiana, a maggioranza Indù, e dall’altra il Pakistan, che invece, era a maggioranza musulmana. Una suddivisione traumatica e soprattutto sanguinosa, visto che provocò una guerra civile che portò a circa un milione di vittime fra sikh, persone di fede musulmana e altri indù. Dopo tali eventi traumatici,Amrita, che all’epoca aveva 28 anni, decise di lasciare Lahore per trasferirsi a Nuova Dehil, come ricorda l’edizione online di Focus. Ma quell’orrore vissuto in prima persona a causa della partizione, le rimarrà sempre dentro, e andrà ad esternarsi in numerose poesie e opere della stessa, fra cui quella che viene considerata la più famosa, il poema Ajjj aakhaan Waris Shah nu (che tradotto significa “oggi prego Waris Shah”), storia ambientata all’epoca dei fatti, e che ispirò poi un film uscito nel 2003, due anni prima della sua morte. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

AMRITA PRITAM, CHI È LA SCRITTRICE INDIANA

Chi è Amrita Pritam? Una prima risposta a questa domanda è semplicemente: Amrita Pritam è una delle più grandi scrittrici indiane (del Punjab, o comunque dovremmo più correttamente dire pakistana naturalizzata indiana), nata esattamente cento anni fa e celebrata oggi a livello mondiale dal consueto doodle di Google, che la ritrae simbolicamente insieme ad alcune rose nere (che richiamano il titolo della più famosa raccolta di poesie di Amrita Pritam, almeno di più ampia traduzione e diffusione, ovvero “Rose nere ed esistenza”). Ma per capire meglio Amrita Pritam questo non basterebbe. E non solo perchè è una figura totalmente aliena alla cultura occidentale, ma perchè nella sua lunga e artisticamente prolifica vita, Amrita Pritam ha percorso strade così diverse tra loro che per riuscire a immedesimarsi in lei servirebbero anni di studi. Anzi, in un certo senso, Amrita Pritam, un po’ come visse la decolonizzazione dell’India e il suo passaggio nel paese del Mahatma dal Pakistan, di strada cercò di seguirne sempre una sola, la sua, che tortuosamente e precocemente la portò in contatto con mondi diversi e “contaminò” la sua cultura. Basti pensare che lei, figlia di padre Sikh, addirittura di un mistico della sua comunità, disse di aver smesso di credere in Dio a soli 11 anni. L’essere cresciuta in un clima di stretta osservanza religiosa, sotto l’autorità di un padre inflessibile non ha fiaccato la curiosità e la passione per la scrittura di Amrita che ricorda – in una sua autobiografia ufficiale – di quando scrisse a 10 anni il suo primo poema e il padre ne venne a conoscenza. Per paura lei addirittura negò di aver scritto quel poema e lo attribuì a “un amico”. Il padre non credette alla bugia e la colpì con un violento schiaffo. Questo episodio ha segnato il rapporto di Amrita Pritam con la religione, l’autorità paterna (e maschile di quegli anni) e con la letteratura. “Così” disse “ho tentato di rinnegare la mia prima poesia, ma l’opera stessa si ribellò all’idea di essere disconosciuta e tornò da me accompagnata da uno schiaffo”.

AMRITA PRITAM, PROMESSA A 4 ANNI

E se il rapporto con la religione Sikh e il padre era molto molto difficile, assai complesso fu il rapporto con il primo (e unico, perchè non si sposò più, nonostante ebbe altri uomini) marito. Il motivo è presto detto, e intuibile. Amrita Pritam fu promessa all’età di quattro anni e si sposò a sedici. Inutile dire che con l’amore quel matrimonio non centrava nulla e la donna ne soffrì molto. Amrita si definiva troppo giovane per capire i suoi bisogni di donna allora, ma nel tempo la personalità che si andava formando la spingeva verso una crescente insofferenza verso quel legame, arrivando a definire la “moglie” come il nome dato a una donna spezzata. Soffriva anche perchè, essendo di rango elevato, vedeva consumarsi nelle mura domestiche dinamiche di vita violente sia da un punto di vista fisico che psicologico anche verso la servitù domestica e tra marito e moglie al loro servizio. Non è un caso infatti che la quasi totalità dei personaggi femminili delle novelle di Amrita attingessero al suo carattere e alla sua personale esperienza quanto alle vicende, alle storie e al carattere delle donne che conosceva, e del loro desiderio, sopito e celato di felicità. E per questo i suoi romanzi divisero molto l’opinione pubblica. Il motivo lo spiega bene Amrita Pritam stessa. “Nella tradizione letteraria le donne sono spesso rappresentate come deboli e malate nelle loro aspirazioni e nella ricerca di realizzazione. E non c’è alcun problema a raffigurarle così. I problemi nascono quando si tenta di descrivere la loro voglia di riscatto e i desideri realizzati, l’indipendenza e il tentativo di emergere da quella sofferenza. Nei miei romanzi le donne hanno la forza di cercare e vivere la vita che avevano immaginato”. Amrita Pritam non accettava anzitutto le storture della tradizione, che imponeva rigidità che per noi sono intollerabili solo a sentirle nominare, ma ebbe comunque nonostante il dichiarato ateismo rapporti con uomini profondamente religiosi, pur distaccandosi dalla comunità Sikh e avvicinandosi al Sufismo (quel tanto che le bastò a guadagnarsi ampio discredito nella società religiosa del tempo).