Film attesissimo per il sontuoso cast che ha messo insieme, Amsterdam si è rivelato, negli Usa e non solo, un flop piuttosto rumoroso dal deludente riscontro critico, strano per un regista come David O. Russell che almeno in patria ha spesso goduto di celebrazioni superiori ai suoi meriti. Eppure, alla luce della presentazione alla Festa del Cinema di Roma, viene quasi da spezzare una lancia a favore del film, pur con tutti i suoi limiti.
Il film, scritto dallo stesso regista, vede un medico (Christian Bale), un’infermiera (Margot Robbie) e un avvocato (John David Washington) coinvolti in una strana cospirazione nazionale e in un omicidio che, negli Usa del 1933, significa rischiare che il Paese diventi una succursale del fascismo italiano e del nazismo tedesco. Un thriller paradossale e politico che segue la scia dei più celebri film dei fratelli Coen iniettando forti dosi di ironia e un tono sempre in bilico tra lo stralunato e l’acuto.
L’obiettivo di Amsterdam, con la sua coralità esasperata fatta di decine di personaggi e altrettanti divi (oltre ai protagonisti troviamo Chris Rock, Anya Taylor-Joy, Zoe Saldaña, Mike Meyers, Michael Shannon, Taylor Swift, Rami Malek fino a Robert De Niro), è di raccontare un mondo – quello della borghesia americana sempre al bivio tra difesa della democrazia e tentazioni autoritarie – attraverso la stupidità di chi lo popola, portando a compimento un chiaro e consapevole accumulo di azioni e situazioni, tracce e soluzioni estetiche con l’ambizione di incasinare e confondere il genere dell’ordine per antonomasia come il giallo.
Certo, Russell dentro il casino ci finisce con tutte le scarpe senza che il film ne benefici troppo in termini di ritmo o costruzione, ma rispetto alla serie di film levigati, patinati, tutti in prima fila per il red carpet nella loro confezione ben educata e irrimediabilmente superficiale (Il lato positivo, Joy e American Hustle su tutti), un film così cosciente del suo essere fuori asse, sopra le righe, quasi ingestibile nella sua slabbratura sembra quasi una boccata d’ossigeno. Niente di memorabile o realmente interessante, niente che non sia dentro il meccanismo del cinema convenzionale fatto a Hollywood, eppure a non chiedere niente ad Amsterdam si può persino sorridere della sua scombinatezza.
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