Anastasio arriva al concerto del primo maggio con un ep, il suo primo, e una ospitata a Sanremo. Anche un cortometraggio, Correre, di cui sono protagonisti un rapper e un 60enne, interpretato dall’attore Massimo Olcese, ma soprattutto il vincitore di X Factor. E un tour nei club iniziato lo scorso 20 marzo. Ventun anni, Anastasio è un rapper puro e duro: “Il rap è verità” ha detto a Repubblica, “Sono cambiato ma non me ne rendo conto. Il motivo è che quello che propongo in questo tour è stato in gran parte scritto prima del successo a X Factor, così come i brani usciti nel mio primo ep, è tutto opera del ‘vecchio’ Anastasio, anzi addirittura di Nasta, quello che ero ancora prima”. Quello che però lo rende felice è esibirsi dal vivo: “Questo mi rende felice. Io quando salgo sul palco mi sento molto rilassato, è il mio mondo, mi riconosco. Sono molto più un alieno quando sono davanti a una telecamera, mentre in scena, con i pezzi che ho scritto anche tre o quattro anni fa, so davvero chi sono. Di certo sono cresciuto da quel punto di vista, sono più freddo, all’inizio quando salivo in scena mi tremavano le gambe, mi dimenticavo le parole. Ora non succede più, ho conquistato sicurezza. Ma non dal punto di vista personale, ho ancora dei caratteri infantili, nel bene e nel male”. Non si sente però un portavoce della sua generazione: “Non ne sono sicuro. Non riesco a inquadrare i miei coetanei in un unica fotografia, alcuni fanno o amano le stesse cose che amo io, altri fanno esattamente l’opposto, non vedo un’omogeneità generazione. Ma è anche vero che nessuno racconta per bene i giovani, vengono dipinti attraverso stereotipi, mentre la realtà è molto più variegata e molto meno frivola di quello che si pensa”.



IL TRITACARNE X FACTOR

I suoi maestri, dice, sono personaggi come Fibra, Mondo Marcio e Caparezza, poi ha scoperto Eminem: “non so quanto ho preso da lui perché non capendo tutto quello che diceva in inglese ho sempre avuto un ascolto monco. Se ascolti il rap senza la parola l’hai mutilato, ma di certo di Eminem, che ha un flow molto potente, apprezzavo la musicalità”, ha rivelato a Repubblica. Il rap per lui è una cosa seria: “La missione del rap, coniugare la parola con la musica, è semplice e efficace, se viene a mancare la parola si svilisce un’arte, quindi ascolto molto poco i rapper super tecnici o quelli frivoli. Preferisco uno con poca tecnica ma molta verità”. Di X Factor, nonostante la vittoria, non ha proprio un bel ricordo: “Quando mi si è presentata l’occasione ero molto titubante, ho accettato solo perché mi è stato assicurato di poter presentare un pezzo mio ogni volta. Non credo molto alla dinamica talent, ci sono andato come un male necessario perché volevo fare le cose in grande. Fosse per me metterei una serie di brani su YouTube, come ho sempre fatto, senza nemmeno registrarli in Siae. Ma alla fine i benefici sono stati grandi: ho allargato in maniera esponenziale la mia platea di ascoltatori, e per ora sono rimasti nonostante la fine dello show”. E non ha simpatia per la tra oggi di moda: “la trap è il massimo esempio della svogliatezza nella scrittura dei testi. Già il rap era facile da fare e ci siamo trovati pieni di rapper, la trap non richiede nemmeno più la metrica, la rima, il tempo. Devi solo parlare e dire cagate, fare ridere oppure fare brutto”. Dice che in passato ha usato la sua pagina FB per condividere un sacco di cretinate in modo provocatorio. Lui però si considera al 75% un comunista, “sono per la lotta di classe e i diritti dei lavoratori”. Per il resto si considera invece un conservatore: “secondo me la cultura dei padri è importante, come il tema della famiglia. Inoltre non sono un relativista, per me ci devono essere un bianco e un nero nelle cose. Oggi la sinistra, che nel frattempo è diventata liberale, ha sempre e solo cercato di sdoganare tutto, di togliere ogni divieto per una finta libertà”. 

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