«Io stavo con la famiglia, ero sul suo letto e piangevo con la mamma, poi la situazione è diventata più fredda e hanno cominciato a farmi domande strane, a cui io non potevo rispondere», comincia così il racconto a Porta a Porta di Anastasiya Kylemnyk, ex fidanzata di Luca Sacchi, ucciso a Roma il 24 ottobre 2019 davanti ad un pub. La ragazza, che era stata condannata a tre anni di carcere per violazione della legge sugli stupefacenti, dovrà affrontare un processo di appello bis, perché per la Cassazione è da rifare. Su questo, però, la giovane non si esprime ai microfoni del programma Rai, soffermandosi invece sui rapporti con i genitori di Luca. «Volevano arrivare alla verità? Ci sono modi e modi, volevo saperla anche io. Le strade si sono divise, non per mia volontà».
Anastasiya Kylemnyk assicura che voleva partecipare al funerale dell’allora fidanzato, ma le fu vietato dal suo legale e dai suoi genitori. «Perché dovevo andare a trovare due persone per le quali avevo scavato la buca del figlio? Come faccio a sentirmi in colpa, per cosa? Proprio no», prosegue parlando dei genitori di Luca Sacchi. «Nessuno ha pensato che abbia vissuto un trauma. Avevo il sangue del mio ragazzo sulle mani. Nessuno ha pensato che fossi sotto choc, io non volevo più vivere. Perché non mi sono venuti a cercare, anziché chiedermi la verità tramite i giornali? Mi dispiace per loro, perché se si fossero comportati in maniera diversa sarei rimasta accanto a loro», tira dritto Anastasiya Kylemnyk.
I RICORDI DELLA RAPINA E DELL’AGGUATO
Ripensando a quella terribile notte, Anastasiya Kylemnyk racconta di ricordare l’arrivo in macchina con Luca Sacchi e l’incontro con gli amici, poi il caos. «Mi ricordo i flash di caos, questo frastuono subito dopo la botta, credo. Ho visto tutto bianco a un certo punto, sono stata colpita alla testa e sulla schiena. Sono svenuta e quando ho riaperto gli occhi non c’era caos, non c’era nessuno. Ero a quattro zampe mentre mi avvicinavo a Luca, che era già a terra. Io pensavo che fosse caduto per un dolore alla schiena di cui soffriva in quel periodo, non pensavo a uno sparo. L’ho visto sdraiato, a occhi chiusi, il sangue l’ho visto quando l’ho toccato. Quando ho messo la mano sotto la testa non ho pensato allo sparo. Ho cominciato a gridare e la gente è uscita dal pub», la ricostruzione della ragazza a Porta a Porta.
IL GIALLO DELLO ZAINO PIENO DI SOLDI
Nell’intervista, Anastasiya Kylemnyk spiega che in quei momenti in cui Luca Sacchi era in ospedale, per lei la cosa più importante era che ce la facesse. «Ero sicura che si sarebbe risvegliato. Non sapevo neanche io cosa fosse accaduto, non conoscevo nessuno. Io potevo anche non esserci lì, perché lavoravo come baby sitter e quel giorno si sono incastrate cose casuali». A proposito dello zainetto pieno di soldi, legati pare a una compravendita di droga, la ragazza spiega di non aver mai visto né toccato i soldi: «Io non ho mai visto né toccato i soldi, non so nemmeno se c’erano veramente. Mi è stata messa una bustina nello zaino, perché ero l’unica donna con una borsa. Princi ci ha detto di tenere un pacchetto, ma nessuno sapeva, neppure Luca, a cosa andassimo incontro. La droga non è il mio mondo».
Anastasiya Kylemnyk smentisce anche alcune voci emerse dopo l’omicidio dell’allora fidanzato: «Princi era il migliore amico di Luca, lo frequentavamo. Sono stata accusata di essere l’amante di Princi e di aver preso in giro Luca e la sua famiglia, sono senza parole». L’intervista si conclude con una risposta alla domanda su eventuali sensi di colpa da parte sua: «Sono stata colpita e sono svenuta, quindi il mio senso di colpa è che Luca abbia pensato a me e mi abbia difesa».
IL LEGALE DI ANASTASIYA: “SUA ASSOLUZIONE PROBABILE”
In studio, a Porta a Porta, è invece presente il suo legale, l’avvocato Giuseppe Cincioni, che prima si sofferma sui rapporti tra Anastasiya Kylemnyk e la famiglia di Luca Sacchi: «Questa tragedia nella tragedia è figlia di un drammatico equivoco: i genitori di Anastasiya hanno più che legittimamente, man mano che si dipanava la matassa, sentito l’esigenza di… Loro invece hanno perso fiducia nei suoi confronti. Dall’altra parte c’è una ragazza che, nella consapevolezza personale di aver avuto un ruolo occasionale in questa vicenda, ha percepito un sentimento ostile e ne ha sviluppato uno di difesa. Io capisco la signora Sacchi quando parla di freddezza, ma non ci si è soffermati su quel che ha subìto questa ragazza». In merito allo zaino con i soldi all’interno, il legale di Anastasiya Kylemnyk precisa: «Non ha mai detto di non sapere che dentro lo zaino c’era una somma di denaro, ha colpevolissimamente taciuto di questa evenienza rilevante nell’immediatezza del fatto, e non è un dettaglio».
In merito, invece, alla sentenza della Cassazione, che ha disposto un Appello bis per la sua assista, il legale ritiene che sia probabile l’assoluzione della ragazza: «In primo grado è stata condannata, in appello c’è stata la conferma, per concorso nell’acquisto di sostanze stupefacenti. Lo zainetto glielo ha dato Princi, ma Anastasiya non ha mai concorso alla compravendita. Non vi è una prova che abbia partecipato alla stessa. Per poterla condannare bisogna dimostrare che Anastasiya abbia partecipato alla trattativa per l’acquisto. Il processo ha il compito di dimostrare la consapevolezza della ragione illecita della detenzione di quelle somme». Infine, l’avvocato Cincioni ci tiene a chiarire una circostanza riguarda la presunta mancata collaborazione della sua assistita alle indagini: «Noi abbiamo aspettato per due mattine fuori dalla porta del pm che venisse sentita, si è deciso di non sentirla durante le indagini; quindi, rabbrividisco nel sentire che si è sottratta per due anni».