Nel carcere Montacuto di Ancona venerdì mattina il 23enne Matteo Concetti è morto suicida, tramite impiccagione, nella sua cella. Un gesto tristemente annunciato nelle ore immediatamente precedenti durante un colloquio con la madre, Roberta Faraglia, che ha (purtroppo inutilmente) avvisato chiunque fosse competente. L’avviso, però, è stato ignorato ed ora, sulle pagine di Repubblica, la madre promette di portare in tribunale “il carcere e lo Stato che me lo ha ammazzato”.



“Mamma”, aveva detto il 23enne di Ancona morto suicida in carcere, “mi devi portare fuori di qui. Non ce la faccio più. Devi chiamare Ilaria Cucchi, qua mi fanno fare la fine di Stefano”, ed ora la madre Roberta si rammarica, chiedendosi se, dandogli ascolto, “sarei riuscita a portarlo fuori da quell’inferno dove me l’hanno ucciso“. Racconta, infatti, che “aveva un disturbo psichiatrico accertato, era bipolare, e in carcere non ci poteva stare. Tantomeno in isolamento, senza nessuno che lo controllasse”. In quel carcere di Ancora, racconta la madre, il 23enne morto suicida stava scontando una pena di pochi mesi, legata “alla droga. È stato due anni in comunità, poi gli avevano dato una pena alternativa a casa che gli consentiva di lavorare [ma] ha sgarrato di un’ora e lo hanno buttato in carcere”.



La madre del 23enne morto suicida in carcere: “Nessuno mi ha ascoltata”

“Era stato portato in isolamento perché aveva aggredito una guardia“, racconta ancora la madre del 23enne morto suicida nel carcere di Ancona, “era agitatissimo, ci ha raccontato che la mattina era stato picchiato da un agente mentre altri due lo tenevano fermo, che aveva paura di stare in quella cella da solo, al freddo, senza finestre” e come se non bastasse “non gli avevano dato le sue medicine. Era veramente sfinito”.

Dal conto suo la madre del 23enne morto suicida ad Ancona racconta di aver “chiesto rassicurazioni alle guardie, aiuto all’infermiere, ho chiamato il cappellano, gli avvocati, il tutore. Ho detto a tutti che Matteo si voleva ammazzare. Nessuno mi ha ascoltato” e non si capacita neppure di come sia “riuscito ad impiccarsi in cella”, soprattutto a fronte del fatto che “quando sono entrata mi hanno fatto togliere la cintura del cappotto”. Ora, promette la madre del 23enne morto suicida nel carcere di Ancona, “denuncio tutti. Non lo faccio per soldi ma per ridare a mio figlio quella dignità che lo Stato gli ha tolto“.