Antonella Polimeni, rettrice dell’università La Sapienza di Roma, ha parlato con il Messaggero del gender gap all’interno degli atenei universitari italiani, nelle quali il numero di donne ai vertici è ancora piuttosto limitato, così come sono anche poche le studentesse che si iscrivono alle materie Stem. A livello numerico, si parla di 12 rettrici a fronte di 87 rettori, e mentre le studentesse sono in maggioranza rispetto agli studenti a livello generale, solo il 37% di loro sceglie una materia Stem.



La questione delle donne nelle materie Stem e del gender gap negli atenei, secondo Polimeni, è da considerare “come stereotipo culturale” che opera su più piani e che richiede, di conseguenza, diversi tipi di azione. Ci tiene, comunque, a sottolineare le “molte iniziative delle singole università”, come per esempio “le borse di studio dedicate” e gli “incentivi per attrarre le iscrizioni di studentesse”. Centrale, comunque, per risolvere il problema delle donne nelle Stem e del gender gap negli atenei, rimane, per Polimeni, “un percorso di orientamento, portato avanti negli anni“, perché “per scardinare uno stereotipo occorre affrontarlo con decisione”.



Polimeni: “Donne nelle materie Stem? Serve un cambiamento culturale”

Secondo Antonella Polimeni per risolvere il problema delle poche donne nelle Stem e del gender gap negli atenei occorre partire “necessariamente dalla scuola, con azioni mirate e ben organizzate. Credo sia necessario affrontare il tema con le studentesse e gli studenti dalla scuola superiore, ma anche dalla scuola media“, ma deve essere necessariamente un’azione “continuativa e costante” con il supporto di modelli “femminili che hanno raggiunto ottimi traguardi”.

Oltre alla questione delle donne nelle materie Stem, il problema del gender gap negli atenei, che si ravvisa soprattutto tra i vertici degli atenei, secondo Polimeni è collegato “al numero di professoresse” che sono “ancora poche. Bisogna prima favorire le carriere delle donne nelle università, a tutti i livelli, per poi vederle arrivare sempre più numerose ai vertici”. In tal senso, si dovrebbe lavorare soprattutto dal punto di vista del “sostegno al lavoro della donna, per conciliarlo con l’impegno familiare. Le competenze”, sottolinea Polimeni, “sono necessarie ma se la gara è impari non si arriva da nessuna parte”.