Andrea Beretta, capo ultras dell’Inter, in carcere con l’accusa di omicidio dopo la morte di Antonio Bellocco, ha iniziato a collaborare con i pm. E’ divenuto quello che si definisce un pentito, così come riferito dai principali organi di informazione online, a cominciare dal sito de Il Fatto Quotidiano.



Alla luce di tale pentimento, come da prassi, Andrea Beretta entrerà nel programma di protezione, di conseguenza vivrà sotto scorta e sarà portato in un lungo sicuro e protetto, lontano da occhi indiscreti. Secondo quanto emerso, la decisione di pentirsi è giunta dopo che lo stesso detenuto ha avuto un lungo colloquio nel carcere di San Vittore con Paolo Storari, il pubblico ministero, nonché l’aggiunto Dolci e i vari vertici della polizia.



ANDREA BERETTA E L’OMICIDIO BELLOCCO

Come dicevamo in apertura, “Berro”, così come viene soprannominato, è accusato dell’assassinio di Antonio Bellocco, personaggio vicino alla ‘ndrangheta calabrese, considerato anche l’ex socio dello stesso Beretta in affari poco chiari della curva Nord, appunto la frangia più estrema del tifo Inter. Alla luce di questi episodi Berro è finito sotto indagine con la gravissima accusa di associazione a delinquere dal metodo mafioso, e dopo settimane passate dietro le sbarre ha deciso di svuotare il sacco e di “iniziare a parlare”.



L’arresto è giunto lo scorso 4 settembre, di conseguenza Beretta ci ha messo poco più di due mesi per maturare questa decisione che ovviamente lo mette ora in una situazione di pericolo. Come spiegato, la convinzione è giunta dopo l’ultimo colloquio durante il quale i due magistrati gli hanno fatto chiaramente capire che se non avesse collaborato la sua vita sarebbe finita, e non solo per gli anni che avrebbe dovuto passare in carcere.

ANDREA BERETTA E IL RISCHIO DI RITORSIONI DELLA ‘NDRANGHETA

Non va infatti dimenticato che Berro ha una sorta di “spada di Damocle” sulla testa, così come la definisce Il Fatto Quotidiano, ovvero, il fatto di aver forse ucciso un uomo vicino alla cosca di Rosarno, un pericolo concreto quindi di ritorsioni, non soltanto nei suoi confronti ma anche dei sue due figli, tutti e due sotto i 18 anni, e della sua ex moglie.

Ecco perchè ha pensato bene di collaborare per evitare situazioni spiacevoli per se e la sua famiglia, ed ora si potrebbe aprire un nuovo capitolo riguardante il mondo delle curve ultras di Milano e i loschi affari della criminalità organizzata nel capoluogo lombardo, compreso anche l’omicidio di Vittorio Boiocchi, altro ex capo ultras, avvenuto il 29 ottobre del 2022, poco più di due anni fa. Quel caso, ricorda il quotidiano, è tutt’ora impunito ma secondo chi indaga si tratterebbe di un assassinio sempre legato al mondo delle curve di San Siro. Andrea Beretta ha già fatto intuire ai magistrati di conoscere bene la vicenda, di conseguenza è probabile che a breve si possa finalmente acciuffare il colpevole o i colpevoli di quel caso irrisolto.