«Incolpare Dio per la mia cecità? Non mi ha mai sfiorato neppure l’idea. Sarebbe come risentirsi di non avere ali per volare, o branchie per respirare sott’acqua. Credo sia giusto che ogni essere vivente, compresi gli uomini e le donne, si avvicini con gratitudine agli strumenti che Dio gli ha donato». Lo spiega Andrea Bocelli nella lunga intervista a Libero Quotidiano, uno dei tanti interventi negli ultimi giorni per presentare il suo ultimo album “Believe” interamente dedicato al tema complesso e misterioso della fede. «A 18 anni mi definivo agnostico: mi piaceva la parola per indicare qualcosa che non era gestibile e sopra di me», spiega il grande cantante internazionale questa volta al Corriere della Sera. Tanti dialoghi, molte ammissioni ma un’unico fil rouge mantenuto: il “ripensamento” diversi anni fa, grazie agli incontri personali, ai viaggi nel mondo e alle domande che mano a mano crescevano dentro di sé, «Ho iniziato a farmi domande sul chi siamo e dove andremo. Complici letture come i Pensieridi Pascal o La confessione di Tolstoj e le Sacre scritture. Ora la convinzione in me che non siamo figli del caso è solida e concreta. E il titolo del disco (credere ndr) è una conseguenza». Niente “caso”, ma un’estrema libertà nell’aderire al progetto di Dio: «Ogni vita è una storia che risponde a una regia. Esiste un progetto, concepito per ognuno di noi. A noi spetta individuarlo e onorarlo», spiega ancora a Libero Andrea Bocelli.



BOCELLI E LA FEDE “RITROVATA”

Una fede che non è stata sempre così “granitica”, tutt’altro: come racconta lo stesso Bocelli alla collega Alessia Ardesi «Di fronte alle tragedie e alle calamità, soprattutto quando coinvolgono gli indifesi, la fede ha vacillato. Ma solo in un primo momento: la nostra mente è troppo piccola per comprendere la logica di Dio. E poi, come mi ha detto un uomo di Dio, padre Cantalamessa, “nostro Signore ha l’intera Eternità per farsi perdonare”. Quindi ogni dolore, se paragonato alla vita perpetua, è poca cosa». L’album particolare lanciato nel pieno della pandemia Covid-19 è un’inno alla fede, ma questo non è un controsenso o un paradosso: «La fede è un dono meraviglioso. Permette di abbandonare quella presunzione molesta del nostro ego che mette “io” al posto di Dio. È umiltà e disposizione alla meraviglia, slancio verso il cielo sopra di noi e verso quella parte più profonda, inconoscibile e immortale che è l’anima. Non a caso la fede è una delle tre virtù teologali: fondamenti dell’agire cristiano e princìpi etici universali». Bocelli ha sofferto e soffre ma è “riempito” dalla speranza ultima: «La speranza è l’opposto della disperazione, è un sicuro antidoto al veleno della paura. Io vivo nella speranza e sono fiducioso: nell’uomo e in Colui che l’ha creato», conclude il cantante a “Libero”.

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