Andrea Camilleri è stato la penna e l’ideatore de Il Commissario Montalbano, la serie cult con Luca Zingaretti pronta a tornare in prima serata su Raiuno con due imperdibili episodi. Si tratta di “Salvo amato, Livia mia” e “La rete di protezione”, due episodi che segnano il debutto alla regia per Zingaretti dopo la morte del regista Alberto Sirioni. Dopo la morte dello scrittore, drammaturgo e regista avvenuta la scorsa estate, l’attesa e le emozioni sono davvero tante per il ritorno del Commissario più amato del piccolo schermo. Un uomo capace di conquistare critica e pubblico che lo stesso Camilleri descriveva così: “Montalbano rappresenta l’italiano medio, ha virtù e difetti ma si muove bene nella vita. Forse il pubblico lo ama perché si riconosce in lui. Se così fosse, ne sarei orgoglioso”. Una vita dedicata all’arte quella di Camilleri che prima di diventare l’autore di “Montalbano” si è fatto apprezzare e conoscere come docente di teatro e regista; una parte della sua vita che ha ricordato così durante un’intervista rilasciata a Vanity Fair: “vedere in che modo gli attori riuscivano a restituire quello che chiedevo. Era tutta una questione di psicologia e diplomazia perché dovevi sempre capire come era fatto l’uomo attore. Con alcuni bisognava ragionare, con altri giocare di sponda, con qualcuno non c’era niente da fare e ti veniva da dare testate contro il muro”.
Andrea Camilleri: “se una donna non mi coccola..”
La vita di Andrea Camilleri è stata scandita anche dall’amore per la moglie, la famiglia e i nipoti. “Se una donna non mi coccola, io ci rimango male, sono troppo abituato” raccontava durante una delle ultime interviste rilasciate a Vanity Fair in cui ha raccontato la sua vita privata e il matrimonio con Rosetta, la donna della sua vita. “Quando ero già sposato con Rosetta e avevamo già avuto le tre bambine, nell’appartamento accanto al nostro convivevano pacificamente, e questa è la cosa più misteriosa, le due consuocere rimaste vedove” – ricordava lo scrittore e drammaturgo la cui vita è indubbiamente cambiata con il successo del romanzo de Il Commissario Montalbano. “Al mercato mia moglie ha più volte ascoltato questa frase: “Vedi quella, è la signora Camilleri, la moglie di Montalbano!” raccontava ironizzando l’autore capace di raccontare le gesta di un uomo diventato oramai un momento nazionale. Parlando proprio di Montalbano poco prima di morire, Camilleri ha riportato una delle frasi che ha più ascoltato negli ultimi anni della sua vita: “Montalbano è nostro e non le appartiene più”.
Andrea Camilleri: “il fascismo è un virus mutante”
Andrea Camilleri non si è mai tirato indietro nel parlare anche di politica raccontando uno dei periodo storici più difficili della storia del nostro Paese: il fascismo. “Da ragazzi eravamo fascisti e credevamo che quella fosse l’unica possibilità politica” – ha raccontato a Vanity Fair lo scrittore, ma qualcosa all’improvviso è cambiato. “Per me tutto cambiò il giorno in cui partecipai, a Firenze, a un grande raduno della gioventù internazionale nazifascista. Parlò Baldur von Schirach e delineò l’Europa del futuro in caso loro avessero vinto la guerra, cosa di cui erano certi. Io mi vidi all’improvviso dentro un casermone grigio, tutti in divisa, con un unico libro da leggere, il Mein Kampf di Hitler. Provai una sensazione di terrore” sono le parole di Camilleri che, durante un’intervista rilasciata a Servizio Pubblico di Michele Santoro aveva precisato: “sento spesso in televisione eminenti giornalisti o pseudostorici che dicono: ‘state abusando della parola fascismo perché oggi non c’è una dittatura’. Ma il fascismo, che in Italia si è manifestato sotto forma di una dittatura, è un virus mutante. Può anche non essere una dittatura, ma essere una mentalità. Non posso trattenermi dal dire che con il governo di oggi abbiamo un esempio lampante di mentalità fascista, quella del ministro Matteo Salvini”.