Andrea Costantino torna in Italia alla vigilia di Natale

Andrea Costantino, imprenditore italiano che era rimasto bloccato all’interno dell’ambasciata italiana negli Emirati Arabi Uniti dopo la scarcerazione, è rientrato in Italia. A dare la bella notizia, proprio poco prima di Natale, è stato Palazzo Chigi in una nota: “Costantino è rientrato in Italia e ha potuto riabbracciare i suoi cari”, si legge. L’uomo era stato arrestato dopo l’accusa di finanziamento del terrorismo in Yemen nel marzo 2021. Era stato prelevato da un hotel di Dubai, dove soggiornava con la famiglia.



A parlare del rientro in Italia è stato anche lo stesso Andrea Costantino, intervenuto in diretta ai microfoni di “Radio Libertà”. Qui ha ringraziato il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, il direttore generale per gli italiani all’estero della Farnesina Luigi Vignali, l’ambasciatore d’Italia ad Abu Dhabi, Lorenzo Fanara. Ha inoltre spiegato che “Questa soluzione tecnica è stata resa possibile grazie a Vignali (direttore generale per gli italiani all’estero della Farnesina, ndr), persona speciale che ha trovato questo escamotage tecnico per permettermi di rientrare”.



Andrea Costantino non poteva tornare in Italia

La presidenza del Consiglio, in una nota, “esprime soddisfazione perché, in questa vigilia di Natale, l’imprenditore italiano Andrea Costantino è rientrato in Italia e ha potuto riabbracciare i suoi cari. Ringrazia in particolare il ministro degli Esteri e la rete della Farnesina, i Servizi di informazione e sicurezza e le autorità degli Emirati per il buon esito della vicenda”.

Classe 1972, Andrea Costantino era stato arrestato nel marzo 2021 con l’accusa di finanziamento del terrorismo in Yemen in un hotel di Dubai. Si trovava lì dopo essere rientrato negli Emirati Arabi Uniti per rinnovare il visto di residenza in scadenza. Incarcerato nel penitenziario di Wathba, era stato rilasciato lo scorso maggio grazie alla mediazione della diplomazia italiana. Da quel momento, però, il trader era stato costretto a vivere in una dependance dell’ambasciata italiana perché le autorità gli avevano confiscato il passaporto, impedendogli di lasciare il Paese.