Tracciare chi va in luoghi pubblici: questo il monito di Andrea Crisanti. Il professore dell’Università di Padova ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de Il Messaggero ed ha fatto il punto della situazione sul tracciamento, il modello da seguire è quello di Singapore e Corea del Nord. Ma non solo. Per il microbiologo la media di cinquanta nuovi contagiati su 100 mila abitanti non corrisponde alla realtà…
Soffermandosi sul tracciamento, Andrea Crisanti ha spiegato che questa è l’unica via per mettere il Covid-19 nell’angolo: «Non credo che sparirà del tutto ma potrebbe essere ridotto ad una presenza sporadica come sta accadendo qui in Gran Bretagna dove hanno 2.000 casi e una decina di decessi al giorno ma fanno un milione di tamponi ogni 24 ore e hanno ripreso il tracciamento in modo che apprezzo molto». Il modello prevede l’obbligo di comunicare a un’applicazione ogni spostamento in un luogo pubblico.
ANDREA CRISANTI: “CIFRE SU CONTAGI NON SONO CREDIBILI”
Nel corso della sua intervista a Il Messaggero, Andrea Crisanti ha spiegato che il tracciamento non sarà troppo invasivo, ribadendo l’utilità dell’applicazione Immuni: «Se viene scaricata da almeno il 60% della popolazione e se fa scattare controlli mirati, veloci e ben fatti. Serve una catena logistica adeguata come quella inglese». Ma non solo: l’esperto ha sottolineato l’importanza di puntare sul tampone molecolare, in grado di trovare il virus nel 90% dei casi: «Aver puntato su quelli rapidi è stato una sciagura perché lasciano passare troppi contagiati. L’esperienza dei “rapidi” non ci lascia niente». A proposito dei dubbi sul numero di casi registrati negli ultimi tempi, Andrea Crisanti ha spiegato che se fosse davvero così non avremmo più di 100 decessi al giorno. Ma non solo: «Perché alcune Regioni per ottenere la fascia bianca fanno pochi test, giusto per far finta di cercare il virus».