Secondo Andrea Crisanti, visto che la terza dose va somministrata a partire da 6 mesi dopo aver completato il ciclo vaccinale primario, “non è pensabile aspettare i 12 mesi della scadenza del Green pass. Se vogliamo renderlo uno strumento di sanità pubblica, il Green pass deve durare 6 mesi, altrimenti non ha senso” .
Il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova ha detto all’Adnkronos Salute anche che la terza dose “deve coinvolgere praticamente tutti. Deve essere una terza dose che ripercorre tutto quello che abbiamo fatto con la prima e la seconda. Altrimenti non avremo la copertura necessaria”.
ANDREA CRISANTI: “TERZA DOSE, ALTRIMENTI CI RITROVIAMO IN SITUAZIONE PEGGIORE DI GB”
Andrea Crisanti ha aggiunto: “In Italia la situazione Covid è in questo momento positiva. Ci dobbiamo chiedere: perché siamo diversi dall’Inghilterra? Perché ci siamo vaccinati più tardi. Se probabilmente questa è la ragione più plausibile, allora è chiaro che andrà portato avanti un programma sistematico di vaccinazione che preveda anche la terza dose. Altrimenti, con tutte le attività che ripartono, arriveremmo a una situazione peggiore dell’Inghilterra nel giro di 4 mesi“, aggiunge, ribadendo l’importanza di mantenere una costante copertura vaccinale.
Recentemente, Crisanti ha parlato dell’origine del Covid: “Non escludo ci possa essere stato un salto da animale a uomo, non esistono elementi per affermare che il virus sia stato geneticamente modificato. Potrebbe essere stato isolato e tenuto in laboratorio sì, ma ritengo estremamente difficile che l’infezione sia partita da lì perché quelli che vengono tenuti in laboratorio sono difficili da prendere. Capirne l’origine lo considero irrilevante e non fondamentale, perché non ci dà qualcosa in più per controllarlo” ha detto Crisanti. L’accademico ha poi aggiunto: “Per quello che abbiamo in mano possiamo scoprire però il processo evolutivo del virus ed eventualmente capire quanti salti ci siano stati. Il repertorio di virus animale è enorme, ci sono tra i 5 e i 10 milioni di virus di cui con molti non siamo mai entrati in contatto“.