«Noi siamo ancora in pieno picco di trasmissione, mentre in Inghilterra il picco di trasmissione si sta esaurendo. L’Italia ha fatto molto meglio in precedenza nel bloccare la trasmissione e ha di fatto delle persone che sono più suscettibili. Se si liberalizza tutto, c’è un prezzo da pagare»
: così Andrea Crisanti ai microfoni di Oggi è un altro giorno.
Il microbiologo ha fatto il punto della situazione sull’emergenza epidemiologica e ha tenuto a precisare: «Senza il vaccino, con la variante Omicron avremmo migliaia di morti al giorno. Forse anche più di un migliaio di morti giornalieri, perché ha un indice di trasmissione altissimo. Se con il virus cinese e le altre varianti era possibile ipotizzare delle azioni di controllo con il tracciamento, con Omicron è semplicemente impossibile. Se non avessimo il vaccino – ha ribadito Andrea Crisanti – saremmo completamente disarmati».
ANDREA CRISANTI SULL’EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA
Soffermandosi su Omicron, Andrea Crisanti ha spiegato che della variante «devono avere paura le persone non vaccinate, fragili o in età avanzata, ovvero con età superiore ai 70 anni. Non è un raffreddore, è pericoloso dire questo: Omicron è sicuramente meno virulenta di Delta, ma non è una malattia da non sottovalutare. La variante è in grado di creare anche una malattia grave in persone vaccinate con più patologie: Omicron infetta anche le persone vaccinate, sia con due che con tre dosi. Le persone fragili con due-tre patologie possono avere un’infezione molto grave». Andrea Crisanti ha poi evidenziato sul dato piuttosto elevato di decessi per Covid: «I 434 morti non sono quelli che muoiono in rianimazione. Noi abbiamo 1200 ricoverati in rianimazione, il tempo medio di ricovero è di 20 giorni, la probabilità di morire è del 50%: significa che in 60 giorni dovrebbero morire in rianimazione 30 persone. Io colgo l’occasione per chiedere all’Iss e al ministro dove muoiono le altre 400 persone e chi sono queste persone». L’esperto, infine, sulla quarta dose: «Non si può andare avanti a fare 4-5 vaccinazioni a 50 milioni di persone ogni anno. Credo che la priorità sia quella di favorire lo sviluppo di vaccini efficaci ma più duraturi di quelli disponibili».