«Mi sembra un ottimo numero quello dei vaccini effettuati, d’altronde l’Italia è uno dei Paesi che ha i più alti livelli di vaccinazione nel mondo, in linea con l’atteggiamento del Paese e con lo sforzo che è stato fatto»: così Andrea Crisanti a Oggi è un altro giorno. Il microbiologo ha fatto il punto sull’emergenza coronavirus, mettendo in risalto: «Abbiamo ancora un numero molto alto di casi, solo fra un paio di settimane avremo idea dell’impatto che hanno avuto queste vacanze. Abbiamo un numero inaccettabile di morti».
Continua il dibattito sul numero elevati di decessi per Covid in Italia, questo il giudizio di Andrea Crisanti: «Credo che dipenda sicuramente dalla stratificazione per età della popolazione italiana: c’è un alto numero di persone molto anziane. Ma non è poi così differente dalla Germania o dal Giappone. Queste differenze potrebbero essere giustificate da due fatti: il primo, che i casi sono molti di più di quelli che vediamo; il secondo, sebbene siano stati aumentate le terapie intensive, questo sforzo non è stato seguito dall’aumento di personale formato. Per 16 posti di terapia intensiva abbiamo bisogno di 14 rianimatori e 48 infermieri specializzati».
ANDREA CRISANTI: “FAREI 6 SETTIMANE DI LOCKDOWN, ECCO PERCHÉ”
Tornando sui vaccini, Andrea Crisanti ha puntualizzato: «Dobbiamo capire come sono fatti questi vaccini. I vaccini Pfizer e Moderna sono simili, sono a Rna. Il vaccino Astrazeneca è diverso, utilizza un virus innocuo nel quale è stato introdotto un pezzo del codice genetico del virus. Completamente diversi sono i vaccini a proteina, come quelli di GSK Sanofi».
E il microbiologo, terminate le misure natalizie, è a favore di una nuova chiusura totale: «Io se fossi al Governo farei 6 settimane di lockdown e cercherei di vaccinare più persone possibile. Noi stiamo facendo una cosa assolutamente unica: stiamo vaccinando in presenza di una grande trasmissione virale. Durante la trasmissione virale si generano mutazioni. Se a questa mutazione aggiungiamo una pressione selettiva, favoriamo la possibilità di varianti resistenti al vaccino».