Questa sera la trasmissione Le Iene Inside tornerà ad occuparsi della famosa (e per alcuni famigerata) comunità per tossicodipendenti di San Patrignano che è più volte finita al centro di accuse e denunce per  metodi ‘poco ortodossi’ usati per la riabilitazione dei tossici: una versione che poco si adatta al racconto fatto da moltissimi di coloro che – volenti o nolenti – vi sono entrati e ci hanno vissuto, tra cui la conduttrice televisiva Andrea Delogu che solamente una manciata di anni fa ha avuto il coraggio di raccontare per la prima volta la sua infanzia interamente vissuta nella comunità.



A San Patrignano – infatti – la conduttrice ci finì inconsapevolmente perché venne al mondo proprio mentre i suoi genitori (Walter Delogu e Titti Peverelli) si erano ricoverati per uscire dal complicato tunnel dell’eroina nel quale erano finiti: crescendo tra le mura delle comunità, Andrea Delogu per i suoi primi 10 anni di vita è rimasta convinta che quello fosse il mondo vero e proprio; scoprendo l’amara verità solamente una volta concluso il percorso di recupero dei genitori, all’alba – appunto – dei suoi 11 anni.



L’infanzia di Andrea Delogu a San Patrignano: “Mi ha insegnato ad avere sempre fiducia negli altri”

L’esperienza di Andrea Delogu nella famosissima comunità è finita più volte al centro delle numerose interviste che ha reso nel corso degli anni, ricordando – qualche tempo fa – che in quei 10 anni il padre arrivò addirittura ad essere “l’autista e l’uomo di fiducia del capo“, ovvero il fondatore di ‘SanPa’ Vincenzo Muccioli, mentre la madre “si occupava di fotografia” e lei veniva lasciata libera di vivere la sua infanzia a contatto con i tantissimi amici con crescevano assieme a lei in quel singolare contesto.



Qualche giorno fa, nel salottino di La Volta Buona, Andrea Delogu ha raccontato che “i miei [genitori] si sono conosciuti nella comunità e io sono nata lì“, descrivendo poco dopo la sua infanzia come “meravigliosa” e certamente molto più semplice della “vita fuori” scoperta solamente a 10 anni: “Potevo – ha ricordato – crescere con tutti i miei amici, non c’era la preoccupazione delle macchine [e] non avevamo neanche il frigo perché non serviva” dato che ogni giorno – pur avendo la loro abitazione privata – “andavamo a mangiare in mensa con altre 2mila persone“.

Uscire da San Patriganano per la conduttirce fu un vero e proprio trauma perché capì solamente in quel momento che nel mondo reale non esiste alcuna comunità, al punto che ricorda di aver pensato che “eravamo solamente noi della famiglia, contro tutto il resto mondo”; portando sempre con sé nel cuore il più importante degli insegnamenti della comunità: ovvero “avere sempre fiducia nelle altre persone”.