Andrea Delogu, 284mila follower su Instagram, conduttrice, scrittrice e attrice, buca la calura agostana con un post in cui afferma di aver trovato nell’albergo delle vacanze un Vangelo e di averlo letto, comprendendo sia le prescrizioni moraliste trasmesse dalla Chiesa, corroborate da alcuni versetti della scrittura estrapolati dal contesto, sia la necessità di non farsi mediare da nessuno testi così importanti. In particolare l’artista resta impressionata dal fatto che nessuno le abbia mai detto che Cristo, per compiere un qualunque miracolo, esiga anzitutto la fede del miracolato, non l’adempimento di qualche precetto morale. È un invito, insomma, a prendere in mano il Vangelo e a leggerlo senza farsi traviare dalla Chiesa e dai suoi insegnamenti.
Il post riscuote 12mila like su Instagram e una marea di commenti, facendo emergere senza dubbio la buona fede della Delogu – in fondo chi, oggi, invita a leggere il Vangelo? – ma anche la limitatezza di una posizione, che è quella liberale e individualista che affonda le proprie radici nel modernismo ottocentesco, per cui ogni mediazione è in realtà una riduzione del messaggio trasmesso e il cristianesimo sarebbe null’altro che libro, parola scritta da leggere e da meditare.
In realtà la Delogu si accorge subito che è così, lo intuisce dalla pretesa di Cristo che non guarisce perché vuole guarire tutti, ma che pone dei segni di un cambiamento reale e fisico nella vita di coloro che accettano un cambiamento della mentalità e del cuore.
Il punto è che questo cambiamento può partire solo dalla carne: nessuna lettura può mettere in atto quella dinamica della libertà che porta l’uomo ad amare ciò che prima tollerava, a perdonare ciò che prima non capiva, a contemplare ciò che prima sfuggiva. È solo un rapporto, una relazione, a rendere le parole della Bibbia Parola di Dio, una relazione storica con una Realtà che eccede la storia e che permette all’uomo di partecipare di quello Spirito con il quale e per il quale quei testi sono stati scritti e nel quale, pertanto, possono essere interpretati.
I primi cristiani non avevano libri, ma si nutrivano della Parola di Dio che è una Persona viva, Grazia che vivifica attraverso la carne povera dei poveri e dei piccoli, coloro che Egli chiama a partecipare alla Sua Chiesa.
La Delogu ha un’idea evidentemente viziata dal pregiudizio anticattolico sull’identità della Chiesa e pensa di poter capire davvero qualcosa del Vangelo senza passare attraverso quei poveri e quei piccoli che il Vangelo lo testimoniano e lo provano a vivere. Dio si è legato per sempre non alle parole, sempre parziali e sempre da ricomprendere, ma alla carne trafitta da quelle Parole, punto di paragone vivente di chi non vuole solo leggere, bensì iniziare un cammino, una strada, in cui la saggezza della Chiesa traccia sentieri di bene, in cui le Parole prendono vita. La Delogu può rimanere colpita da Cristo, ed è molto bello, ma se non ha qualcuno con cui vivere ciò che l’ha colpita, diventerà solo più cinica, più bisognosa di rapporti che le restituiscano la possibilità di quell’oltre presentito nella pagina del Vangelo.
Fa tenerezza leggere certi post, ma fa molta amarezza pensare a come la solitudine e il preconcetto possano divorare anche quella piccola intuizione di bene che, nella realtà di una relazione, potrebbe arrivare perfino a cambiare la vita. A convertire il cuore.