Buone notizie in vista per Andrea Iannone nel caso doping che coinvolge il pilota della Aprilia in MotoGp. Ricordiamo che Iannone è sotto accusa a causa della positività al Drostonolone (steroide androgeno anabolizzante) emersa a dicembre e confermata dalle controanalisi, tanto che il centauro attualmente è sospeso, dunque non può essere protagonista dei test MotoGp attesi a Sepang in questi giorni. L’udienza presso il tribunale della Fim tenutasi ieri a Ginevra in presenza del pilota e del suo difensore, l’avvocato Antonio De Rensis, si è conclusa con un pronunciamento di rinvio indotto dalla quantità di documenti scientifici (97 pagine) prodotti dal collegio difensivo del pilota e anche da una mossa a sorpresa che potrebbe alleggerire di molto la posizione di Iannone. Allo studio iper-approfondito che è stato condotto dal professor Alberto Salomone, esperto dell’antidoping e consulente tecnico per la parte di Andrea, è allegato anche un’esame del capello del pilota risultato negativo non solo agli anabolizzanti, ma anche a qualsiasi altra sostanza illecita. Il test è stato eseguito invitando Iannone a sottoporsi spontaneamente al prelievo del capello presso un centro riconosciuto dalla Wada. L’analisi del capello ha reso così possibile ricostruire la recente storia metabolica di Iannone, risultato pulito non solo a novembre quando fu prelevato il campione di urina incriminato per Drostonolone, ma anche due mesi prima, fino a dove cioè l’attendibilità del test consentiva di arrivare.



ANDREA IANNONE: IERI UDIENZA PER IL CASO DOPING

La domanda su cui punta la difesa per alleggerire la posizione di Andrea Iannone nel caso doping è la seguente: come è possibile che l’esame dell’urina a breve termine e quello del capello a lungo termine siano contrastanti? Secondo la tesi e le perizie tecniche della difesa sarebbe proprio la discrepanza tra i due esiti a dimostrare l’inconsapevolezza di Iannone, per il quale potrebbe dunque essersi trattato di un’assunzione modestissima, accidentale e involontaria della sostanza incriminata, tanto da risultare soltanto nell’urina (dove data l’esiguità rimane solo per poche ore) e non nel capello come accade in presenza di vere attività dopanti. La tesi rimane dunque quella della carne contaminata, ingerita in Malesia nelle ore immediatamente precedenti a quelle del Gran Premio disputato a Sepang a inizio novembre. L’accusa della Fim avrebbe invece incalzato il pilota su evidenze meno scientifiche limitandosi a mostrargli fotografie di lui a torso nudo e tutto muscoli per fotografie pubblicitarie come ipotesi di assunzione di anabolizzanti più per ragioni estetiche che per ragioni sportive. Un confronto rivelatosi sporporzionato nelle prove prodotte tanto da indurre i giudici della Fim a concedere all’accusa cinque giorni per studiare il nuovo faldone, a cui potrebbero seguirne altri dieci da concedere alla difesa per ulteriori deduzioni, prima di una sentenza che dica finalmente qualcosa sul futuro di Iannone, che però in base a questi ultimi sviluppi potrebbe essere più roseo di quanto si temesse.

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