Il ragazzo dai pantaloni rosa, Teresa Manes: “Solo dopo ho colto i segnali”

Teresa Manes, mamma di Andrea, conosciuto come “il ragazzo dai pantaloni rosa”, come era stato soprannominato dai compagni bulli che lo hanno portato al suicidio, parla del giovane che si è tolto la vita nel 2012. Ospite di “È sempre Cartabianca”, la mamma di Andrea rivela: “All’indomani della sua morte, noi della famiglia siamo venuti a conoscenza di una pagina Facebook dove veniva etichettato come ‘il ragazzo dai pantaloni rosa’. Lo accusavano di essere gay perché aveva indossato questo pantalone, che non era neanche rosa: era frutto di un lavaggio sbagliato dalla lavatrice ma mio figlio li aveva indossati senza troppi problemi. Questo è stato lo spunto per la presa in giro che poi è divampata”.



La mamma non si era accorta del malessere del ragazzo: “Io non avevo avvertito nulla. Lui andava tranquillamente a scuola, credo anche perché aveva la necessità come ogni adolescente di appartenere ad un gruppo che poi alla fine fa perdere anche il senso della misura. Magari pur di far parte del gruppo, ha pensato di resistere accettando anche vessazioni. Col senno di poi, ho ritrovato dei segnali: ad esempio Andrea soffriva di alopecia, si mangiava le unghie, era sceso di rendimento scolastico. Non avrei immaginato un dolore così grande”.



Teresa Manes, la mamma di Andrea: “Pregiudizi nei suoi confronti”

La mamma di Andrea, Teresa Manes, a “È sempre Cartabianca” racconta: “Ho scoperto dell’esistenza della pagina all’obitorio, dove mi è arrivata una telefonata dalla rappresentante di classe dalla quale ho appreso che esisteva appunto di questa pagina. Abbiamo fatto richiesta di rogatoria internazionale: è stata chiusa per contenuti a sfondo omofobi ma non abbiamo saputo chi l’avesse creata. Anche nella stessa etichettatura ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’, non c’è un epiteto ma c’è tutto il peso del pregiudizio”.



Dalla storia di Andrea è nato un film: “È stato ispirato alla storia di mio figlio. A me è piaciuto perché è dimostrato che è stato tutto un ‘goccia dopo goccia’ che ha portato a traboccare il vaso. I post che sono stati poi salvati da questa pagina avevano contenuto omofobo. Erano sempre frasi al limite ma bisogna mettere sulla bilancia le intenzioni e le percezioni, che sono diverse. Loro lo descrivevano come brutto e lui ci credeva” racconta Teresa Manes. La mamma, analizzando ancora l’accaduto, dice: “Il bullismo è tanta roba. Secondo me c’è stata inconsapevolezza. I ragazzi si stavano trasformando in dei bulli e mio figlio in una vittima. Anche la scuola non ha fatto nulla. Andrea aveva preso a smaltarsi le unghie e una sua insegnante gli chiese se avesse messo le mani nella marmellata”.