Andrea Maggi, professore di Lettere de “Il Collegio”, programma di Rai Due, è intervenuto in qualità di ospite a “Nei tuoi panni”, trasmissione condotta da Mia Ceran. Interrogato a proposito dell’abbandono scolastico in Italia, Maggi l’ha definito “un fatto molto importante, che riguarda il 12,7% degli studenti, dunque una media nazionale molto alta. L’obiettivo dell’Europa è quello di arrivare al 9% nel 2030, ma siamo molto indietro rispetto a questo traguardo. Dispiace che un ragazzo giovane che arriva allo scadere dell’obbligo scolastico si fermi: la scuola può dargli ancora qualcosa in più”.



Il sistema scolastico dà abbastanza alternative ai giovani e può essere considerato in parte responsabile del loro allontanamento dalle lezioni? Il professor Andrea Maggi ha risposto così: A partire dalla metà degli anni Sessanta la scuola italiana ha voluto uniformarsi, per cui tutti fanno un percorso di studi, ma c’è un grande fraintendimento a proposito di cosa sia la scuola. La scuola non dà le basi per fare un lavoro, la scuola deve essere orientante”.

ANDREA MAGGI, PROF DE “IL COLLEGIO”: “RIMETTERSI A STUDIARE SIGNIFICA SCOPRIRE SE STESSI”

Il prof de “Il Collegio” ha poi tenuto a sottolineare che  il lavoro nobilita l’uomo e qualsiasi professione è importante. Proprio per questo, anche il lavoro scelto precocemente dopo l’abbandono scolastico “va fatto con la massima preparazione e con la massima vocazione”. In alternativa, si può riprendere a studiare: “Una scelta che significa scoprire se stessi, poiché lo studio è l’esaltazione dell’inutile. Per esempio, leggere un romanzo è un qualcosa di completamente inutile ai fini del proprio lavoro, ma aiuta a guardarsi dentro. Il mestiere dell’insegnante è uguale a quello di un contadino: si butta il seme e poi si aspetta”.

Infine, una battuta del professor Andrea Maggi sui tatuaggi relativi al mondo familiare, sempre più in voga tra i ragazzi d’oggi: “Rappresentano un fenomeno interessante… Una volta il tattoo era una ribellione alla famiglia, oggi invece si scrive sulla pelle l’appartenenza al proprio nucleo. Io non ho tatuaggi, mio nonno ne aveva uno: aveva l’ancora come Braccio di Ferro”.