IN STATO VEGETATIVO DA 21 MESI, PER I MEDICI DEVE MORIRE: IL CASO DI ANDREA MANCA

Dopo i diversi casi degli scorsi mesi, da Mario ad Elena fino ad Antonio (“frutto” della prima storica sentenza della Corte Costituzionale sulla possibilità del suicidio assistito ammessa dal caso Dj Fabo-Cappato), è il quotidiano “Avvenire” a trattare il caso di Andrea Manca, in stato vegetativo da oltre 21 mesi dopo un arresto cardiaco. Secondo i medici e la stessa legge italiana, Andrea – ex sindacalista Cgil di 58 anni di Solarussa – deve morire e sarebbe un profilo “ideale” per accedere al fine vita assistito dallo Stato secondo quanto stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale. Al momento si trova ricoverato presso la struttura della Fondazione Istituti riuniti di Assistenza sociale di Milis, in provincia di Oristano, in attesa che dal giudice arriva la parola finale sulla vicenda.



Manca è rimasto in stato vegetativo dopo che il 22 luglio 2021 è stato colpito dal Covid e da un successivo infarto con arresto cardiaco: secondo quanto rivela il quotidiano dei vescovi, le condizioni di Andrea Manca erano apparse da subito disperate: la situazione di coma post-anossico lo ha portato a rimanere privo di ossigeno per diversi minuti con danni cerebrali gravissimi (anche se non certi in quanto alcuni pazienti riescono a rivitalizzare diverse funzioni). Per i medici la sua è una «prognosi di recupero negativa rispetto alla coscienza» e dunque la casistica non prevede purtroppo il reintegro di alcune funzioni: di contro, al netto di quanto affermato da molti medici, la scienza non esclude che in queste drammatiche situazioni di “confine” vi sia comunque un margine di coscienza del paziente. Come sottolineano da “Avvenire”, esiste comunque un’area di «incertezza che potrebbe indurre a non arrivare a quella che sembra la conclusione inevitabile».



VESCOVI NORD-EST: “NO ALL’EUTANASIA E AL SUICIDIO ASSISTITO”

Il fratello Alessandro, amministratore di sostegno, ha chiesto ufficialmente mesi fa di poter sospendere i presìdi sanitari che sostengono le funzioni vitali di Andrea: lo scorso lunedì si è tenuta poi l’udienza con cui si è conclusa la fase istruttoria condotta dal giudice della sezione civile del Tribunale di Oristano Gabriele Bordiga. Non vi sono Dat (Disposizioni anticipate di trattamento) rilasciate da Andrea Manca bensì vi sono “solo” testimonianze di quanti lo conoscevano: al giudice hanno spiegato della sua contrarietà a restare attaccato a una macchina per vivere. Non basta però per la legge in quanto non vi è una volontà certa espressa dal paziente e così sarà il giudice a dover prendere la parola finale sulla vita o la morte di Andrea.



Le possibilità drastiche sono due: autorizzare i medici a “staccare la spina”, oppure seguire gli studi più recenti della scienza e disporre la prosecuzione dei sostegni vitali in una persona in stato di “veglia a-responsiva”. In attesa di capire cosa succederà e come verrà interpretata dal giudice la “scelta migliore” sul destino di Andrea Manca, dal Veneto arriva la mozione approvata dai vescovi del Nordest in merito al tema dirimente di eutanasia e suicidio assistito. «I vescovi delle 15 Diocesi del Triveneto ribadiscono il no ad ogni forma di accanimento o abbandono terapeutico. È importante, su questi temi, creare e consolidare un terreno comune di sensibilità e attenzione al bene e alla vita, per favorire l’aiuto, l’accompagnamento e il sostegno in ogni situazione e senza dover cedere – anche per via di legge – a differenti forme di eutanasia o suicidio assistito»; piuttosto, concludono i vescovi, occorre impegnarsi a non lasciare nessuno da solo e insistere con maggiori risorse umane e sanitarie per le cure palliative.