Andrea Muccioli è stato ieri sera ospite di “Porta a Porta”, il talk show di approfondimento politico condotto da Bruno Vespa: e la presenza negli studi televisivi di Rai 1 del figlio del fondatore della comunità di San Patrignano è l’occasione per tornare a parlare non solo dell’imprenditore riminese, scomparso nell’oramai lontano 1995, e delle tante controversie legate alla sua figura e a quella serie tv in onda su Netflix (“Sanpa”) che il 57enne erede non pare aver particolarmente gradito, tanto da parlare di immagine di suo padre “volutamente distorta” e di rimandare la querelle a data da destinarsi, quando Andrea e suo fratello porteranno la piattaforma di streaming online in tribunale.



Intanto nel salotto di Bruno Vespa, il figlio di Muccioli (in una puntata dedicata dal giornalista al recente scandalo della “droga dello stupro” e all’incremento dell’uso da parte degli italiani di psicofarmaci e ansiolitici), si è detto d’accordo con Massimo Barra in merito al fatto che la guerra alla droga la stiamo perdendo dato che per quarant’anni ci siamo concentrati sulle sostanze e non sulle cause che portano le persone a utilizzarle. “Bisogna farli entrare nella consapevolezza di cosa stanno facendo” prosegue Muccioli jr, aggiungendo che tuttavia i ragazzi degli Anni Settanta e Ottanta “si facevano per i più svariati motivi ma con un forte stimolo sociale (…) poi però piano piano questo si è perso ed è andato normalizzandosi negli Anni Novanta”, accennando a quella che secondo lui è una assuefazione collettiva.



MUCCIOLI: “ECCO PERCHE’ PERDIAMO LA GUERRA ALLE DROGHE”. E SULLA CANNABIS…

Nella seconda parte della puntata poi Vespa introduce il tema della cannabis, il cui uso potrebbe diventare legale in Italia grazie a un recente referendum per il quale sono state raccolte oltre 600mila firme su spinta dei Radicali: e interpellando Muccioli, il conduttore gli chiede in quanti casi la cannabis sia stata la sostanza che ha portato molti della comunità di San Patrignano a finire lì dentro. “Questa è una gate-drug, è un cancello di ingresso” spiega Muccioli che, a suo parere, ribadisce come la droga più pericolosa sia proprio quella più innocua, pur non puntando convintamente il dito contro l’abuso di psicofarmaci negli ultimi anni e il cui utilizzo è perfettamente consentito tanto che lui stesso comunque la definisce alla stregua di “una droga legale”.



Di fronte all’esperto che in studio ricorda come sovente quello della cannabis tra giovani e giovanissimi sia un uso per fini ricreativi, esulando quindi da discorsi che tirano in ballo disagi interiori o vuoti che vanno colmati a livello psicologico, Muccioli concorda che non è la cannabis in sé il problema: prova ne sia, come viene sottolineato in studio, che tante dipendenze nascono ad esempio tra l’abuso di alcool ad età sempre più basse e che oramai è diventato una vera e propria piaga nel nostro Paese col diffondersi del binge drinking. “Il problema è che certi problemi non finiscono lì: possono essere superati nella misura in cui quella persona cresce, basta a se stessa (…) e quindi non ha più bisogno della mediazione di quella sostanza, qualunque essa sia, dato che la sua vita così” conclude.