Non tutto il Partito Democratico considera Giuseppe Conte il vero riferimento dei progressisti e non tutto il Pd ancora reputa i 5Stelle un “pericolo” da guardare con sospetto: nell’intervista al Foglio l’attuale vicesegretario dem Andrea Orlando fa ben comprendere queste due “anime” interne al Pd che, volendo, contraddicono di fatto la posizione partorita ieri da Zingaretti nella Direzione nazionale. «So che il paragone con Romano Prodi non funziona, si è sempre trattato di un’interpretazione forzata, così come sostenere che oggi sia cambiato qualcosa nei rapporti tra il Pd e Conte»: Conte non il leader “federativo” che è stato l’ex n.1 Ulivo e per questo motivo identificarlo come il leader dei professati in Italia sembra un passo ancora troppo lungo: «preoccupati per un partito di Conte? Noi siamo solo preoccupati dalle false partenze e delle questioni che riguardano la recessione in quanto pensiamo alle risposte che vanno date in tema di economia e sull’uso dei fondi europei e pubblici», commenta ancora Orlando sul Foglio. Come poi nota giustamente il giornalista commentatore esperto di ambienti dem Mario Lavia, «Su Conte riferimento dei progressisti o sbaglia Orlando o ha sbagliato Zingaretti. Su queste cose non si possono avere due linee, una del segretario e una del vice».
ORLANDO SPINGE SUL MES
Alle «troppe approssimazioni viste a Palazzo Chigi» Orlando obietta che per il momento l’asse deve tenere e non permettere che il Centrodestra possa arrivare al potere: per questo l’alleanza con il Movimento 5 Stelle secondo l’ex Guardasigilli deve intensificarsi, «alleanza strategica? Leggo tutto in termini dinamici, non statici. Vedo un’evoluzione del M5s ma cosa produrrà questa evoluzione non è dato saperlo». Alla domanda secca sulla possibile scissione futura dei grillini più progressisti, Orlando non nega nulla: «non solo, le domande sono più d’una. Alla nostra sinistra nascerà qualcosa? Il quadro è in evoluzione e noi dobbiamo avere una stella polare chiara: unità del centrosinistra e convergenza con un pezzo di populismo ascrivibile all’europeismo».
Chiosa finale sul tema che infiamma ancora l’asse Conte-Pd-M5s, ovvero il fondo Salva-Stati: «i 36 miliardi del Mes devono essere impiegati per rifondare il sistema sanitario nazionale dopo l’emergenza Covid-19. Noi pensiamo che l’Italia dopo il Covid debba rifondare il suo sistema sanitario», spiega Andrea Orlando tanto al Foglio quanto stamane intervistato da Uno Mattina, «Io credo che noi abbiamo la grande occasione di creare il migliore sistema sanitario del mondo, quindi è importante non tanto prendere il Mes quanto promuovere un sistema sanitario che deve essere pubblico e universalistico».