Andrea Orlando, vicesegretario del Partito Democratico, è intervenuto nelle scorse ore sugli spazi digitali del proprio profilo Facebook per replicare alle accuse mosse dal leader di “Azione”, Carlo Calenda, che vuole dichiaratamente “strappare riformisti e popolari dall’abbraccio mortale di populisti e sovranisti e ricostruire l’Italia”. Orlando denuncia anche “il dibattito alquanto curioso, dentro e attorno il Pd”, venutosi a creare intorno a tale questione e che, a suo giudizio, avrebbe dato vita a un clamoroso controsenso che non si sposa con la vocazione maggioritaria da sempre inseguita dal Pd, “a meno di pensare a un ritorno alla democrazia censitaria”. Quale? “Secondo alcuni sedicenti riformisti, ogni misura che va incontro ai lavoratori, ai poveri, ai disoccupati sarebbe populista. Ogni aspirazione all’eguaglianza equivarrebbe ad una pulsione populista. Viceversa, ogni intervento che sacrifica diritti e che colpisce i più deboli sarebbe riformista”.
ANDREA ORLANDO: ATTACCO ANCHE A RENZI
L’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando ha poi arricchito la sua digressione social lanciando un attacco contro “Italia Viva” di Matteo Renzi, dove non sono mancate le critiche nei confronti delle misure economiche sostenute invece con forza da Pd e Movimento 5 Stelle in fase pandemica: “I tapini non si rendono conto di quale regalo facciano ai populisti ai quali consegnano l’immeritato attestato di difensori del popolo. (Nulla di più falso, il populismo difende alla fine lo status quo sociale)”. Per poi chiosare con una serie di accostamenti e suddivisioni che rimandano alla storia italiana e statunitense, inglobando cognomi decisamente di spessore: “E così, nella geografia ideale di questa speciale corrente riformista, Prampolini, Turati e forse persino Fanfani o Dossetti si dovrebbero collocare tra i populisti… Immagino che invece la Thatcher o Reagan vadano tra i riformisti”.