Va avanti l’inchiesta sulla morte di Andrea Purgatori. Mercoledì prossimo verrà effettuata l’autopsia per determinare le cause del decesso del giornalista, secondo quanto riportato da Open, mentre il giorno prima è prevista la Tac. Si cercano, in particolare, risposte in merito al sospetto dell’uso “indebito” della radioterapia. Nell’esposto i familiari chiedono di accertare se fosse realmente colpito da metastasi al cervello, che sarebbero partite da un carcinoma che il giornalista aveva ai polmoni. Per il momento ci sono due indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Si tratta di due luminari, un medico e un tecnico radiologo. Stando a quanto riferito dai parenti del giornalista, tra i due sarebbe scoppiata una lite furibonda a causa delle loro differenti interpretazioni di alcuni fotogrammi della Tac.
Per il medico le metastasi erano evidenti, invece per il radiologo erano ischemie che non andavano trattate con cure antitumorali invasive perché avrebbero avuto gravi conseguenze sul paziente. Tre, invece, le cliniche coinvolte, quelle dove Andrea Purgatori si sarebbe recato per effettuare le cure radioterapiche e gli esami medici strumentali come Tac, risonanze magnetiche, ecografie e analisi cliniche. Se le ipotesi sull’errata diagnosi, e della conseguente inopportuna radioterapia, dovessero essere confermate dai risultati dell’autopsia e della Tac, potrebbero essere iscritti nel registro degli indagati altri sanitari e tecnici che hanno avuto in carico Andrea Purgatori nelle cliniche private.
“VERIFICARE SE SONO STATI COMMESSI ATTI DI IMPRUDENZA”
La ricerca della verità sulla morte di Andrea Purgatori passa, dunque, anche da una battaglia tra esperti. Nel verbale dell’incarico autoptico, scrive Repubblica, si parla di tre consulenti nominati dalla procura di Roma (due nominati dalla difesa e uno dalla parte civile), che avranno 60 giorni di tempo per capire “se la morte sia da porre in nesso di causalità con i comportamenti del personale sanitario che di esso (di Andrea Purgatori, ndr) ebbe ad occuparsi“. Il riferimento è alle eventuali responsabilità dei due medici della clinica romana Pio XI, Gianfranco Gualdi e Claudio Di Biasi, accusati di omicidio colposo. Dunque, i consulenti Luigi Tonino Marsella, Alessandro Mauriello e Michele Treglia dovranno spiegare “se sono stati commessi atti di imprudenza, negligenza e a chi siano addebitabili“. Inoltre, il pm scrive che “nell’ipotesi di imperiziadovranno dire se siano state rispettate (…) le raccomandazioni indicate nelle linee guida (…). O in mancanza, le buone pratiche clinico assistenziali“.
IL CALVARIO DI ANDREA PURGATORI
Andrea Purgatori era stato ricoverato la prima volta il 24 aprile scorso a Villa Margherita. Dopo Tac e biopsia era andato alla casa di cura Pio XI, dove il professor Gualdi aveva diagnosticato un tumore al polmone con metastasi diffuse agli organi vicini al cervello. Quindi, il giornalista si è sottoposto a cicli di terapia ad alto dosaggio, che sembravano aver portato benefici, fino al peggioramento e conseguente ricovero a Villa Margherita, dove la tac aveva rivelato ischemie cerebrali e nessuna metastasi al cervello, spiega Open. Durante il successivo ricovero all‘Umberto I, l’ennesimo esame ha confermato la presenza di metastasi. Il sospetto della famiglia di Purgatori è che nelle tre cliniche romane in cui è stato ricoverato dopo la diagnosi, non sarebbe stato curato correttamente.
Inoltre, sospettano che ad uccidere il giornalista potrebbe essere stata un’infezione, forse una pericardite settica, contratta quando il suo corpo era ormai stremato da cure che forse sono state errate, perché errata, è il sospetto, sarebbe stata stata la diagnosi comunicata al giornalista dai medici della Casa di Cura Pio XI. Nel frattempo, l’avvocato Fabio Lattanzi, legale dei due medici indagati nel procedimento per la morte di Purgatori, si è detto fiducioso “che gli accertamenti tecnici dimostreranno la correttezza dell’operato del professor Gianfranco Gualdi e del dott Claudio di Biasi“. Infine, Paideia international hospital è intervenuta in questa vicenda per smentire la notizia riportata da alcune testate, secondo cui Andrea Purgatori si era rivolto alla loro struttura. Il giornalista “non è stato né ricoverato né curato“, precisa Piada, che altresì sottolinea che “provvederà a tutelare il proprio interesse nelle sedi più opportune“.