Andrea Sales, psicologo, psicoterapeuta e docente universitario, è stato intervistato stamane dai microfoni del programma di Canale 5, Mattino 5. In studio si parla ancora dell’annosa questione del merito, parola che è stata inserita nel ministero dell’istruzione e che ha destato grande scalpore in alcuni ambienti: “Stavo ascoltando i vari interventi – ha spiegato Andrea Sales in diretta televisiva – credo che stiamo facendo un grande calderone, mettendo insieme tante cose diverse. Il merito ha senso nella misura in cui vi sono pari opportunità, quando si parte dagli stessi livelli, cosa che in Europa e in Italia non sempre c’è, questo è il primo passo”.
Si è parlato poi della recente frase del ministro dell’Istruzione, Valditara, sull’umiliazione. “La questione dell’umiliazione di cui ha parlato il ministro andrebbe rivalutata – aggiunge ancora l’esperto – se letta in un’ottica di abituare i giovani al valore della frustrazione… oggi i giovani non sono più abituati, ciò che passa è che tutto pronto ed è tutto subito, la questione del fare una cosa, avere gli strumenti e riuscirci perchè affiancati da figure educative, che possono aiutarli a capire, la frustrazione va intesa in questo senso…”.
ANDREA SALES: “CERCHIAMO DI USCIRE DALLA LOGICA DEL TIFO DA STADIO”
Poi ha proseguito: “Francesco se mi permetti mi piacerebbe fare un ragionamento, se noi imparassimo ad evitare il tifo calcistico ma ragionassimo su un confronto, c’è la possibilità di poter mettersi nei panni dell’altro, invece noi siamo abituati ad attaccare l’altro. Il sindacalista (in collegamento ndr) intendeva esporre il punto di vista politico di una fazione che dice ‘quella non la voglia perchè è della fazione politica x’. Ma se io sono un sindacato e provoco dovrei riuscire a spostarmi dalla persona e stare più sul contenuto: ci sono tagli alla cultura? Questi tagli sono problemi per i lavoratori, che poi vengano da Meloni o Renzi a me interessa poco”.
Chiusura dedicata di nuovo al merito: “Il merito, dobbiamo capire, lavoro nelle scuole e insegno nell’università, ho ragazzi che arrivano e che sono molto diversi come preparazioni come tipo di ragionamento, poi si laureano, visto che l’università è più nozione, e non abbiamo persone che sanno ragionare, dobbiamo lavorare su questo piano, meno contenutistico e più procedurale”.