Non è ancora stato trovato l’aggressore di Andrea Saltini, il pittore di Carpi che giovedì scorso è stato attaccato all’interno del Museo diocesano dove era esposta la sua personale “Gratia Plena“. L’aggressore, travisato con mascherina e parrucca, è entrato nella chiesa di Sant’Ignazio, che è sede del museo, armato di bomboletta spray e coltello, prima ha deturpato e lacerato la tela “Inri-San Longino“, poi si è scagliato sull’artista, che ha riportato una ferita al volto pare per un pugno violento. La caccia all’uomo degli agenti del Commissariato di Pubblica sicurezza di Carpi continua. Sono state requisite tutte le immagini delle telecamere di sorveglianza del Museo diocesano e di quelle sparse lungo la via di fuga per provare a ricostruire l’itinerario dell’aggressore e riuscire a individuare elementi utili per risalire alla sua identità.
La mostra, comunque, aveva scatenato subito le ire dei cattolici in quanto blasfema per i suoi riferimenti sessuali, accuse da cui Andrea Saltini continua a difendersi. “Volevo semplicemente coprire la nudità di un uomo, come in passato era stato fatto con i corpi della Cappella Sistina. Non c’è alcun intento malizioso“, dichiara l’artista al Resto del Carlino. “Non c’è nulla di scabroso in San Longino che tocca il costato di Cristo sceso dalla Croce, probabilmente lo sta aiutando“.
“NON SONO CREDENTE, MA HO UN PERCORSO SPIRITUALE”
Andrea Saltini aveva già lavorato per altre Diocesi, stavolta però c’è stata contestazione e pure l’aggressione. “Una parte di credenti che fino a ieri si definivano tradizionalisti, negli ultimi anni si è via via trincerata in un ecosistema tutto suo, ha sviluppato principi e concezioni fai da te, basate su una conoscenza bignami delle Scritture, e non sulla parola di Gesù“, la spiegazione che si è dato il pittore. Nell’intervista al Resto del Carlino ribadisce di non essere un credente, ma un pittore “con il suo personale percorso spirituale“. Se avesse la possibilità di parlare con l’aggressore, gli direbbe che lo ha fatto sentire “straniero“. Nel frattempo, spera che venga individuato. Il quadro, comunque, è ancora al Museo diocesano di Carpi: la mostra riaprirà sabato e l’opera sarà ancora esposta “così com’è. Gli sfregi non potrebbero venire restaurati in nessun modo, in senso tangibile, materiale, intellettuale e concettuale“.
Nessun pentimento da parte di Andrea Saltini dopo l’aggressione subita: rifarebbe la mostra: “Quando è il momento di allestire una mostra, di esporre le proprie opere, un artista vive qualcosa che ha a che fare con un’affermazione positiva, ha il pieno controllo e procede verso uno scopo, una speranza o un desiderio. La mostra è la metafora per eccellenza della vita“. Mentre cerca di ritrovare la normalità, il pittore si ritrova però a rivivere l’aggressione. “Anche il dolore ci tiene a ricordarmela“, aggiunge al Corriere della Sera, ai cui microfoni torna a rispondere all’avvocato Francesco Minutillo, che aveva presentato l’esposto per vilipendio alla religione cattolica, bestemmia ed esposizione di immagini blasfeme in luogo sacro: “Rispondo per quanto di mia competenza: il quadro non è blasfemo. L’idea dell’avvocato rappresenta una delle tante manifestazioni di pensiero espresse sulla vicenda“.