Chi è Andrea Santarelli: lo schermidore italiano delle Olimpiadi di Tokyo 2020?

Lo spadista azzurro Andrea Santarelli ha sconfitto il giapponese Masaru Yamada per 15 a 13 e approda così alle semifinali delle Olimpiadi. Un risultato importantissimo per l’atleta italiano che ha fatto sognare il pubblico italiano durante le prime fasi delle Olimpiadi 2020. Proprio la vittoria sull’avversario giapponese ha acceso i riflettori sulla sua vita privata del campione italiano anche se non c’è alcuna informazione in merito alla sua vita privata.



Non è dato sapere, infatti, se nella vita dello spadista italiano c’è una fidanzata oppure no; una cosa è certa che Santarelli vive in simbiosi con la spada come ha raccontato in una intervista rilasciata ad athletamag.com a cui ha rivelato: “stare sulla pedana per me è come stare a casa. Penso a mio padre che si sveglia e cammina, tutti i giorni, da una stanza all’altra. Ecco, per me la pedana è come una stanza di casa che si apre quotidianamente”.



Andrea Santarelli “In questa specialità devi proteggere tutto il corpo”

Classe 1993, Andrea Santarelli ha raccontato anche il suo primo ingresso in una palestra di scherma:  era il Palasport di Foligno, lì ho iniziato con il fioretto, ma sono presto passato alla spada. Credo che, nel complesso, sia l’arma che mi rappresenta meglio. È risaputo che con ogni arma si intrecci l’aspetto caratteriale di una persona: la spada, per esempio, è più riflessiva rispetto al fioretto e alla sciabola”. E’ stato amore a prima vista con questa disciplina che gli ha permesso di farsi conoscere in tutto il mondo. “In questa specialità devi proteggere tutto il corpo, l’attacco è molto più complicato, basta una minima disattenzione per essere toccato o pizzicato.



È la trasposizione moderna di un duello al primo sangue. Indossiamo una divisa bianca proprio per questo: storicamente serviva per vedere chi fosse il primo a sanguinare” – ha detto lo spadista che vive con la spada un rapporto davvero speciale ed intimo. “Ora vivo questo attrezzo come un’estensione del mio corpo, lo tratto sempre con estrema accortezza” – ha rivelato il campione che concluso dicendo – “in una disciplina come la nostra la testa conta più del fisico. Ha una duplice valenza, che comprende la solidità emotiva da una parte e la capacità di analizzare il match in corso dall’altra”.