Si parla di green pass e di obbligo vaccinale negli studi del programma di Skytg24, Start, e per l’occasione è stato ospite in collegamento lo stimato professor Andrea Simoncini, docente di diritto costituzionale presso l’università di Firenze. “Ho l’impressione che il green pass – esordisce l’esperto di diritto in diretta tv – vedendo le immagini dell’Austria che ci hanno portato indietro di un anno (da oggi è entrato in vigore un lockdown totale ndr), abbia dato una buona prova, ha fatto aumentare il tasso di vaccinati. Penso che la strategia più intelligente in questo momento sia di rafforzare il green pass. Il passaggio all’obbligo vaccinale, è consentito dalla nostra costituzione, abbiamo già obblighi e quindi si può fare, ma ciò non vuole dire che sia necessario e nemmeno che sia facile. Lavorando su un estensione del green pass consenti a quella parte della popolazione che non vuole vaccinarsi di ottenerlo, e questo mantiene un minimo di equilibrio”.
Poi ha aggiunto: “L’obiettivo del green pass è aumentare il numero di immunizzazioni per bloccare la diffusione del virus. La posizione del governo di mantenere l’obbligo vaccinale come extrema ratio, credo sia ragionevole. Parliamoci francamente: cosa aggiungerebbe l’obbligo rispetto all’attuale green pass? Il Green pass è una forma di incentivazione e di spinta, rende la vita complicata a chi non lo fa, ma lascia comunque una libertà a chi non si vuole vaccinare. Non è possibile pensare che oggi l’obbligo vaccinale possa essere eseguito con i carabinieri”.
ANDREA SIMONCINI: “OBBLIGO AL POSTO DI GREEN PASS? MIGLIOREREBBE DI POCO LA SITUAZIONE”
“Alla fine – continua il professor Andrea Simoncini – se l’obiettivo di interesse collettivo temporaneo è quello di aumentare il numero di vaccinati, ho l’impressione che lavorare sul green pass, cercando di spingere questo gesto e questo atto, ma farlo liberamente, mi sembra ancora efficace come strategia. Comparativamente l’obbligo aumenterebbe di poco ciò che vogliamo ottenere”. Viene quindi chiesto al professor Andrea Simoncini cosa ne pensa della chiusura delle chat e delle organizzazioni non vax: “E’ un problema estremamente complesso – replica – che deriva non solo dalla pandemia ma da qualcosa di più lontano. Oggi come acquisiamo le info sulla base di cui creiamo le convinzioni politiche, culturali e religiose? Fino a un po’ di tempo fa esistevano agenzie educative, punti di formazione, che educavano il senso critico, la capacità di valutazione”.
“Oggi c’è un accesso estremamente più disintermerdiato, un accesso diretto alle informazioni ovunque – ha continuato il docente di diritto costituzionale – e questo è di proporzionalità inversa rispetto al filtro. La libertà di informazione è il pilastro fondamentale di qualsiasi democrazia e per lo sviluppo di una società – sottolinea Simoncini – toccarlo è delicatissimo, non esiste un controllo pubblico ne statale sulle informazioni che circolano. Dall’altro oggi le informazioni sono pietre, coltelli, bombe, creano attività sociale che può essere pericolosa. L’idea di chiudere un’organizzazione solo perchè sostiene idee di un certo tipo, a mio avviso contrasta con i nostri principi. Il vero problema è che noi dovremo avere luoghi dove poter confrontare le idee in maniera seria e questo bisogno la pandemia l’ha solo accelerato”.