Andrea Tarquini è un attento osservatore della realtà che ci circonda, che ai più, distratti dalle mille banalità che il mondo ci mette davanti, passa inosservata. Con eleganza e rispetto vede e descrive nelle sue canzoni gli altri, ma anche se stesso. In questo suo terzo album, dopo l’esordio con Reds, tributo al grande cantautore romano scomparso Stefano Rosso di cui fu nei suoi ultimi anni il chitarrista accompagnatore, Tarquini confeziona una manciata di brani che colpiscono al cuore. Dall’autobiografica, pianistica In fondo al ‘900 una galleria di storie e personaggi ben identificati nell’immagine di copertina, ammonitrice e pensosa, del fotografo Alfred Drago Rens “La petite Gau”.



Il disco è minimale, ballate sussurrate con qualche eccezione, come la grintosa Ufo robot, arrangiata da due nomi di punta della musica d’autore italiana, Paolo Giovenchi e Primiano Di Biase, nella quale l’autore rivive passaggi importanti della sua e della nostra storia, la Renault 4 dove trovarono Aldo Moro insieme a Goldrake fanno parte degli anni dell’infanzia dell’artista finendo con “tre Franceschi” (De Gregori, Bergoglio, Totti), figure di riferimento del cantautore. Con la slow ballad punteggiata da una bella pedal steel americana, Cantautori indipendenti dove duetta con lui Federico Sirianni Tarquini ironizza sulla scena musicale contemporanea, su tanti colleghi capaci di compromessi (“forse un giullare di corte canta meglio di te”), ma tiene fede alla passione che lo muove, la musica.



C’è spazio anche per un vivace tempo tra funk e reggae, con un mandolino ritmato in evidenza, nella divertente e ironica L’amore in frigo, storia di un amore impossibile, e l’intensa Cassa (in) quattro, storia di una ragazza che di giorno fa la cassiera in un supermercato e la sera canta nei locali il blues. Parakalò fa riferimento al grande amore del cantautore, il country americano, per raccontare di una vacanza in un’isola greca, un’ode alla bellezza femminile mediterranea. Lo strumentale Uve al sole, introdotto da un elegante arpeggio di chitarra acustica, marchio inconfondibile alla James Taylor, sfoggia il sax soprano di Luca Velotti, membro della sezione fiati della band di Paolo Conte. Un bel ritorno quello di Andrea Tarquini che dice della possibilità di fare buona musica senza svendersi e senza le fanfare corteggiatrici di scialbi show televisivi.

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