Accoglienza da stadio negli studi de La vita in diretta per Andrea Vianello. Il giornalista ha parlato dell’esperienza raccontata nel suo libro “Ogni parola che sapevo”, quella di un ictus che lo ha colpito una mattina qualunque, mentre faceva colazione. “La prima cosa che ho fatto è stata prendere i pantaloni, in quel momento ho capito che sarei andato in ospedale. Non so come me li sono messi, poi è arrivata mia moglie Francesca e già non parlavo più. Lei è stata fredda, intelligente, non ha chiamato amici, parenti, ma immediatamente il 118. Loro hanno capito subito che avevo un ictus in atto e in ospedale mi hanno sottoposto ad un’operazione che mi ha salvato la vita. Un giovane neurochirurgo di 40 anni ha capito tutto”. Andrea Vianello ha raccontato le sue sensazione immediatamente dopo il risveglio: “La cosa più importante per me è che ero vivo: chissenefrega delle parole”, ha detto.



ANDREA VIANELLO: “ICTUS? VORREI NON AVERLO AVUTO MA SONO FORTUNATO “

Certo per un uomo come lui, che della parola aveva fatto la sua cifra, il proprio carattere distintivo, essere “prigioniero” della propria mente era quasi “una nemesi”, ha ammesso Vianello. Il conduttore ha spiegato: “Avevo questo problema serio in cui dicevo: e adesso come farò? Per lavorare, per vivere. Mi avevano detto: ci vorranno molti mesi, non è detto che tornerai a parlare, magari non come prima, però si può provare. Però ci devi mettere molta grinta. Grazie al fatto che ero vivo e a delle persone che mi hanno aiutato, io sono stato al Santa Lucia, che è un posto importantissimo per persone con questo problema, logopedia, che serve per fare parlare le persone che non riescono più a parlare, sono migliorato”. La bocca ogni tanto si “impasta” ancora per l’emozione, ma è Vianello in primis a dire: “Io sono stato fortunato. Se tornassi indietro certo non lo vorrei questo ictus. Il destino fa le tue carte. Ho avuto una bella vita prima di questo ictus e oggi sono più forte ancora. Penso che ho capito le priorità della vita. Io farò altre cose stupide. Però terrò questo libro sempre vicino per dirmi: ricordati com’eri. Non dobbiamo vergognarci di avere avuto un ictus: dobbiamo andare avanti”.

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