Andrea Vianello ripercorre Da noi a Ruota libera il momento in cui, dopo l’operazione, non riusciva più a ricordare le parole per esprimersi: “Dopo l’ictus – spiega il giornalista – mi hanno operato e salvato la vita, è una grande storia di sanità pubblica. Quando mi sono svegliato – sottolinea – non riuscivo più a parlare, che era l’unica cosa che sapevo fare bene, veramente bene, pensavo fosse la mia missione, la mia bandiera, sono stati mesi difficili”. Andrea Vianello è riuscito a recuperare la parola dopo quattro lunghi mesi di allenamento, mesi in cui non ha mai dimenticato due parole, “battaglia e resilienza”: “la resilienza è quella che ci permette di adattarci a quello che è cambiato. La battaglia l’ho fatta, serviva la resilienza, ma c’è stata la lotta. Oggi – spiega Andrea Vianello – la battaglia la stanno facendo soprattutto i medici e gli infermieri e chi sta male perché avuto il covid. Noi – precisa il giornalista – dobbiamo avere la resilienza, di dire ‘dobbiamo fare quello che ci hanno detto per evitare non solo che ce lo prendiamo noi, ma soprattutto che il paese non ce la fa’”. (Agg. di Fabiola Iuliano)
Andrea Vianello ricorda sua cugina, Susanna
Andrea Vianello ha trovato il modo per farsi nuovi amici anche in tempo di ‘carestia’ per i rapporti sociali. Ormai stretto nel suo appartamento di Roma, ha capito che i vicini di casa che ha sempre visto come sagome dalla finestra potevano diventare qualcosa di più. “Due appartamenti contrapposti di palazzi adiacenti, entrambi ancora senza tende, vicinissimi e pure lontanissimi, in una scena da Finestra nel cortile“, scrive su Leggo. Poi tutto è cambiato: dalle cantante ai balconi fino allo scambio delle prime informazioni. Come i nomi personali, le età dei figli. “Nella mia testa c’è l’idea che appena finirà tutto li inviteremo a mangiare, il mio nuovo amico Nicola e la sua famiglia“, aggiunge, “senza nemmeno rischiare di litigarci alla riunione di condominio”. Certo non è stato un periodo semplice per Andrea ela sua famiglia. Ad inizio mese è scomparsa Susanna Vianello, la cugina del giornalista e figlia di Edoardo Vianello. “La mia cugina bella e forte, un tornado di talento e di simpatia, non c’è più”, ha scritto sui social per dare il triste annuncio, “in un mese appena, un tumore cattivo e impietoso l’ha portata via. Avrebbe fatto tra poco appena 50 anni e lascia un figlio di 23. Aveva molti amici, anche qui. Ci mancherà molto”. Anche Andrea ha dovuto lottare contro un male oscuro, che è entrato a far parte della sua vita l’anno scorso, quando è stato colpito da un ictus. Al suo risveglio, dopo un intervento d’urgenza, ha scoperto di non riuscire più a parlare. “Proprio io, che sapevo solo parlare“, ha scritto sui social qualche mese fa, “non potevo dire nemmeno i nomi dei miei figli”. Nasce così il suo libro Ogni parola che sapevo, pubblicato con la Mondadori, in cui lo scrittore e conduttore racconta il suo calvario.
Andrea Vianello, oltre un anno dall’ischemia cerebrale
E’ trascorso oltre un anno da quel terribile giorno in cui il giornalista Andrea Vianello è stato colpito da ischemia cerebrale ed è rimasto senza l’uso della parola. “L’ictus fa ancora molta paura“, ha detto mesi fa durante la presentazione del suo libro “Ogni parola che sapevo”, “E invece si può prevenire e curare, se non guarire. E poi l’ictus mi ha aiutato a capire le priorità della vita, la famiglia, gli amici, il lavoro, la stupidità del perdere tempo dietro alle cretinate. Spero di ricordarmene per sempre”. Oggi, domenica 26 aprile 2020, Andrea Vianello sarà invece ospite di Da noi… a Ruota Libera, in collegamento da Roma. Da allora il giornalista ha recuperato l’uso della parola e ha anche acquisito nuovi termini, quelli per spiegare la battaglia vissuta in prima linea. “Sono nato il 25 aprile”, ha scritto su Twitter appena ieri, “probabilmente è per questo che odio anche io gli indifferenti e amo la libertà”. Solo una nostalgia sembra farsi strada nel cuore dello scrittore: “Ho una grande voglia di Milan“, cinguetta, “il collegamento con lo stadio, le formazioni, le inquadrature degli spalti, l’ingresso dei ragazzi. Persino di una sconfitta, tanto negli ultimi tempi eravamo abituati, e noi lo amiamo lo stesso il nostro Milan“.