Il giornalista e scrittore Andrea Vianello, ha parlato ai microfoni di Rai Radio 2 in occasione del programma I Lunatici, in onda tutte le notti, da lunedì e venerdì, e condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. Il collega ha dedicato quasi tutta l’intervista all’ictus che l’ha colpito l’anno scorso, e che ovviamente ha fatto vivere allo stesso e alla sua famiglia dei momenti drammatici: “Diciamo che ho avuto un ictus – le parole di Vianello – così pronunciamo subito la parola che fa paura. Ho avuto un ictus poco più di un anno fa. Mi hanno operato e quando mi sono svegliato non riuscivo più a parlare. L’ictus mi aveva preso l’area del cervello del linguaggio. Togliendomi l’unica cosa che sapevo fare veramente bene. Ci ho messo tanto per recuperare la parola. Ho avuto anche fortuna”. Vianello ha preso ispirazione dalla sua storia per pubblicare il libro edito da Mondadori, “Ogni parola che sapevo”: “Oggi, con qualche errore, sto qui – ha detto a riguardo – e spero che questo libro aiuti chi ha avuto il mio stesso problema. Di ictus si parla poco eppure è la seconda causa di morte e di invalidità nel nostro Paese. Bisogna parlarne perché a ritornare ce la possiamo fare. Magari non come eravamo, ma almeno con la voglia di vivere”.



ANDREA VIANELLO: “IL MIO LIBRO E’ PER CHI CE L’HA FATTA”

“Chi ha avuto un ictus ne ha paura – ha proseguito Vianello – i danni sono brutti da far vedere. Io pensavo di essere sfigurato avendo perso le parole. Chi ha avuto un ictus ha paura di farne vedere gli effetti. Invece bisogna parlarne, non è una cosa di cui avere vergogna. Un ictus non è una colpa. Spesso chi ha avuto un ictus pensa che sia stata colpa sua. Non è così. Succede. E’ la vita”. Vianello ha ricordato gli attimi subito dopo essersi svegliato dall’operazione, e al di là del grave danno temporaneo subito, ha raccontato di essere felice per essere ancora al mondo: “Ero vivo. Questa è l’unica cosa che ho tenuto sempre a mente. Prima di tutto la fortuna di essere ancora vivo. Poi parlare è meglio. Ma alla fine la cosa più bella è vivere“. E il libro è dedicato proprio alle persone che ce l’hanno fatta, che sono sopravvissute dopo un ictus: “Volevo raccontare agli altri e a chi ha avuto questo problema che farcela è possibile. Da quando è uscito il libro molte persone mi hanno chiamato. Molti vogliono vedermi, incontrarmi, perché in questa nostra società c’è difficoltà a trovare qualcuno che capisce bene cosa succede dopo un ictus. Quando mi dicono che grazie a questo libro sono più forti, mi fanno il complimento più bello“. Infine un commento sull’emergenza coronavirus, ed in particolare, sulla “mediaticità” della notizia: “Io non penso che noi media che spesso finiamo sotto accusa questa volta abbiamo sbagliato più di tanto. Stiamo raccontando una cosa molto difficile. La cosa importante è cercare di parlare soprattutto con gli esperti. La politica è meglio tenerla fuori”.

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