Dopo l’ictus, Andrea Vianello si è dovuto sottoporre a un percorso molto lungo di riabilitazione. Oggi ringrazia i medici e i terapisti che hanno contribuito alla sua guarigione, senza i quali non sarebbe mai riuscito a ottenere un recupero totale. “Devo dire che questa è una grande storia di sanità pubblica, ho avuto la fortuna di trovare sulla mia strada in questo anno grandi medici, grandi terapisti, perché per riparlare ho dovuto lavorare”. A gestire l’emergenza, l’Umberto I di Roma: “uno dei quattro posti a Roma adatti a prendere l’ictus”. Andrea Vianello, però, ha dovuto subire anche un’operazione: “a parte l’ictus avevo luna cosa che si chiama dissecazione della carotide – ricorda – e non bastava solo fermare l’ictus, dovevo operarmi. È stato un momento difficile – precisa Vianello – Ricordo tutto come se fosse stato un film veloce”; ma oggi deve tutto a quel neurochirurgo che per primo capì che c’era bisogno di operare: “lui ha detto a mia moglie ‘ci sono due possibilità, non opero e non parla più e non capisce neanche, oppure rischio, però deve sapere che c’è pure un rischio. Però – ha aggiunto il medico – vorrei provare a rimettere suo marito com’era’. Mia moglie ha detto ‘Sta dicendo che devo scegliere io?’, è lui ha detto ‘no, ho scelto io da medico’”. Oggi Andrea Vianello deve tutto al suo neurochirurgo: “è stato bravissimo, il professor Simone Peschillo, è il mio salvatore, oggi siamo amici”. (Agg. di Fabiola Iuliano)



Andrea Vianello: “l’ictus? Mia moglie…”

“Oggi è un anno esatto, niente di più bello che essere qua”: parla così Andrea Vianello a Domenica In a un anno esatto dall’ictus che l’ha colpito all’improvviso. “La sera prima ero andato in onda – ricorda l’ospite di Mara Venier – Avevo però un mal di testa strano. Al mattino mi sono svegliato, avevo ancora quel mal di testa, sono andato a prendere la colazione al letto e in quel momento ho cercato la mano destra e non c’era più. Era lì ma era inerte – ricorda il giornalista – non era più come fosse mia. C’era qualcosa di strano, prendo la mano, stavano per arrivare gli ascolti, ho detto ‘adesso non posso avere questo problema’, ho preso la mano, ma è riandata un’altra volta là, ho perso l’equilibrio, ho capito che stava succedendo qualcosa di strano, di orribile”. A soccorrerlo, sua moglie Francesca, che per una serie di combinazioni favorevoli, quel giorno era a casa con lui: “per fortuna era sabato ed eravamo tutti e due a casa – ricorda Vianello – il tempo che lei è arrivata io non parlavo più, volevo dire delle cose, ma non venivano, venivano in una lingua senza senso. Lei è stata molto brava – precisa il giornalista – Francesca, mi ha salvato la vita”. (Agg. di Fabiola Iuliano)



Andrea Vianello racconta l’ictus: “un libro di cuore”

E’ trascorso un anno da quando il giornalista Andrea Vianello è stato colpito da un ictus. Ora ha deciso di raccontare quanto ha vissuto in Ogni parola che sapevo, il libro pubblicato con la Mondadori e presentato in settimana a Milano. A causa dell’ictus ha perso l’uso della parola per un periodo, oltre alla capacità di controllare il proprio corpo. Ricorda bene quel momento di consapevolezza di quanto stava accadendo: “Era come uno sfregio in faccia per uno come me che è abituato a lavorare in televisione”. Poi la riabilitazione, il lavoro con la logopedia e il recupero della parola. “Questo è un libro di cuore, racconta il mio viaggio per fare capire agli altri che è un viaggio che si può affrontare”, aggiunge. Oggi, 2 febbraio 2020, Andrea Vianello sarà ospite di Domenica In per parlare di quanto accaduto. “Nei giorni precedenti all’ictus mi erano state fatte delle manipolazioni alla cervicale”, dice ancora durante la presentazione, “Non è un messaggio contro gli osteopati, ma i medici che mi hanno curato mi hanno detto che queste manovre possono presentare dei rischi seppur piccoli. Non dico agli osteopati di non farle, ma, se le volete fare, diteci che c’è un rischio”. Il grande timore di Vianello è più che altro di non riuscire a pronunciare i nomi dei tre figli, Goffredo, Vittoria e Maria Carolina. Così ogni giorno si alza e legge un foglio di carta che ha vicino al letto, dove sono scritti i loro nomi.



Andrea Vianello racconta l’ictus: “Ero consapevole di dover ricostruire tutto”

L’ictus ha fatto sentire Andrea Vianello come se fosse stato sfigurato, come se qualcuno gli avesse deturpato il volto. “Questo il rischio peggiore quando si è vittime di un ictus: sentirsi uomini e donne ‘a metà’ e convincersi di non poter recuperare mai più. E invece no”, dice a Il Corriere della Sera. Il malore colpisce il giornalista il giorno successivo ad una puntata di Rabona, il programma sul calcio di Rai 3.”Ero in casa, avevo appena fatto colazione. All’improvviso non mi sono più sentito una mano”, racconta, “sono caduto a terra e ho fatto appena in tempo a chiamare mia moglie”. Poi la corsa in ospedale, il ricovero a Roma, all’Umbero I, l’operazione d’urgenza. “Un azzardo. L’intervento andò bene ma io una volta sveglio mi senti… beh, mi sentii pieno di parole che ristagnavano nella testa e non riuscivano a venire fuori”, continua. Il ricordo più vivo riguarda quella paura di farsi vedere dai figli. Per questo le zie di Vianello gli hanno portato dei disegni con i volti dei suoi eredi e i nomi scritti al di sotto. “Guardavo le facce, associavo le persone, provavo ad articolare qualche parola”, rivela, “ero consapevole di dover ricostruire tutto”. Poi è riuscito a imparare di nuovo a parlare, leggere, scrivere. E solo in seguito ha deciso di incontrare i suoi ragazzi, nel frattempo sofferenti per la lontananza forzata del genitore. “Un lungo lavoro fatto nell’unità di riabilitazione della Fondazione Santa Lucia”, continua. Un impegno che dura ancora oggi, per tre volte alla settimana. “Dovrò farlo per
sempre”, conclude.