Andrea Zorzi non ha di certo bisogno di presentazioni agli appassionati della pallavolo. Con la nazionale italiana, infatti, l’ex giocatore ha scritto capitoli straordinari, collezionando la bellezza di trecentoventicinque presenze e conquistando una sfilza di medaglie continentali e mondiali. Nel corso della sua carriera, Zorzi è stato per tre volte campione europeo e ha vinto in due occasioni il Campionato del Mondo. La medaglia d’argento è arrivata nel ’96 ai Giochi Olimpici di Atlanta. Tra i tanti riconoscimenti individuali, il più prestigioso è quello della FIVB che nel ’91 lo ha nominato miglior giocatore dell’anno.



Dopo la carriera in campo, Andrea Zorzi è diventato commentatore e opinionista tecnico per Sky Sport e La Gazzetta dello Sport. La pallavolo resta tutt’oggi al centro dei suoi interessi, assieme al teatro, che gli ha permesso di unire i suoi grandi amori in un’unica attività. Nei suoi spettacoli, infatti, racconta le sue esperienze di vita e di sport, frutto di una carriera magnifica.



Gli esordi di Andrea Zorzi, simbolo della generazione di fenomeni: “Trasformai un nemico nel mio alleato”

“Il significato della pallavolo nella mia vita? Facevo a botte con la mia altezza e un giorno, per caso, incontrai la pallavolo, che trasformò il mio nemico nel mio alleato”, ha raccontato in una bella intervista a federvolley.it. “Ero in quinta ginnasio e il prof mi disse di fare sport perché ero alto”, ricorda ancora Andrea Zorzi. “Decisi di fare pallavolo con decisione perché avevo la palestra vicino a casa; agli inizi però ero scarso, poi col tempo me la sono cavata discretamente.



“I valori? È una parola di cui si abusa, ma in questo sport c’è l’obbligo di passare la palla ai compagni, non è una scelta ma l’unica cosa per provare a vincere, perché da soli non si fa nulla. Un buon messaggio da trasmettere in un mondo di individualismo. Ora che non gioco più, non vivo nel passato, ma guardo con gioia al passato e questo è il regalo del volley”, ha concluso il campione Andrea Zorzi.