Andreea Rabciuc scomparsa nel 2022 in provincia di Ancona e trovata morta in un casolare poco distante dal luogo della sparizione, nel gennaio scorso. Il caso torna a Chi l’ha visto? con le novità che riguardano la posizione del fidanzato, Simone Gresti, indagato per le ipotesi di istigazione al suicidio e maltrattamenti. Le contestazioni di omicidio e sequestro di persona sono cadute e, secondo quanto riporta RaiNews, la Procura del capoluogo marchigiano ha chiuso le indagini, atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio.
Per Simone Gresti si apre quindi l’orizzonte di un processo per la morte della 27enne, con la quale trascorse l’ultima notte prima della scomparsa, tra l’11 e il 12 marzo di due anni fa, in zona Montecarotto. Il 46enne ha sempre sostenuto l’allontanamento volontario, versione coincidente con il racconto dei due amici che erano con la coppia quella notte. Ma per la famiglia della vittima molte cose nel suo resoconto dei fatti non tornerebbero.
Andreea Rabciuc, la difesa di Simone Gresti: “Non è responsabile del tragico gesto”
“Non è responsabile del tragico gesto di Rabciuc. Lei era libera di scegliere“. A sostenerlo, riporta Il Resto del Carlino, è la difesa di Simone Gresti rappresentata dagli avvocati Gianni Marasca ed Emanuele Giuliani.
Il loro assistito è accusato di istigazione al suicidio e maltrattamenti, due dei reati inizialmente ipotizzati (esclusi quindi omicidio e sequestro di persona). Secondo la Procura di Ancona, Simone Gresti avrebbe assunto condotte capaci di spingere la 27enne a togliersi la vita.
La scritta sulla trave nel casolare dov’è stato ritrovato il cadavere di Andreea Rabciuc
Al centro delle indagini sulla morte di Andreea Rabciuc ci sono anche alcuni contenuti ritenuti di notevole interesse dagli investigatori. Anzitutto la scritta su una trave all’interno del casolare in cui sarebbe stato ritrovato il corpo della giovane: “Simone Gresti ragazzo a cui vorrò bene per sempre. Ha sempre saputo imporsi. Se mi lasciava il cellulare avrei chiamato mamma“. La notte della scomparsa, il fidanzato avrebbe tenuto il suo telefonino e lo avrebbe riconsegnato alla madre di Andreea soltanto due giorni più tardi. Un fatto che ha insospettito i familiari della ragazza e che, secondo gli inquirenti, rafforzerebbe l’ipotesi di un controllo serrato dell’uomo nei confronti della 27enne.
Su questo punto, i difensori del 46enne avrebbero rilevato che “entrambi avevano l’accesso ai rispettivi cellulari e si controllavano a vicenda (…). Il fatto che il suo cellulare fosse in possesso di Gresti era un fatto accaduto anche in precedenza a cui lui non ha dato alcun peso, non potendo certo immaginare quale sarebbe stata la decisione della giovane“.