Si avvicina sempre di più la possibilità di un green pass rafforzato o super green pass, e a riguardo ha espresso il proprio pensiero Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). Intervistato dai microfoni dell’Adnkronos ha spiegato, su un eventuale irrigidimento del passaporto vaccinale: “Non dà una sicurezza al 100%: c’è sempre una piccola possibilità che il vaccinato e il guarito possano trasmettere il virus, anche se sicuramente per poco tempo e con carica virale bassa”.



Quindi Andreoni argomenta: “Occorre tenere presente che esiste una gradualità nella sicurezza che può dare aver fatto il vaccino, la terza dose o essere guariti dal Covid. Se il Green pass viene rilasciato entro 3 mesi da queste 3 possibilità è un conto, a 6 mesi un altro perché inizia già una riduzione del titolo degli anticorpi e dopo i 6 mesi questo dato si riduce ancora di più. Quindi mi pare necessario calcolare bene la tempistica sia delle vaccinazioni sia della malattia naturale, in ottica certificato verde”. Andreoni ricorda inoltre che, al di là del possibile irrigidimento del green pass, sarà fondamentale “mantenere le misure che già conosciamo bene: la mascherina indossata al chiuso e all’aperto se ci sono assembramenti, la distanza e l’igiene delle mani”. E se i numeri della pandemia dovessero ulteriormente peggiorare, a quel punto si “dovrà arrivare a delle restrizioni sempre più stringenti. Penso anche ad un lockdown selettivo per chi non è vaccinato”.



SUPER GREEN PASS, IL PARERE DEI DUE PROFESSORI ABRIGNANI E ANDREONI, LE LORO PAROLE

Il Corriere della Sera ha invece intervistato sul tema il professor Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano, componente del Comitato tecnico-scientifico, che si dice soddisfatto dopo le richieste dei governatori, di ogni partito, di un irrigidimento delle misure: “Significa che i dati parlano chiaro. Chi governa comprende che è il momento di stringere e di muoversi uniti per il Paese. La pandemia sta marciando ma potremmo dare ancora una volta l’esempio al resto d’Europa che forse ha commesso troppi errori di sottovalutazione”. Secondo Abrignani è fondamentale accelerare con le terze dosi e nel contempo introdurre “un passaporto verde più rigido per i non vaccinati”. E ancora: “Dobbiamo contenere la diffusione dell’infezione e proteggere il più possibile chi è vaccinato o è recentemente guarito dalla malattia, evitando che abbiano contatti con chi non lo è”.



Il giornalista del quotidiano di via Solferino ricorda quindi ad Abrignani come inizialmente il green pass fosse stato molto criticato: “Ora c’è poco da criticare. Se possiamo permetterci ancora il lusso di condurre una vita sociale senza troppi vincoli e se l’economia ha ripreso quota non è per fortuna ma per l’estesa campagna di vaccinazione portata avanti dalla struttura del generale Figliuolo negli ultimi otto mesi. Siamo di nuovo liberi di vivere normalmente. Nessuno desidera tornare alle chiusure arancioni o rosse, per stare dietro ai deliri di pochi no-vax che straparlano di Resistenza e osano paragonarsi ai perseguitati dal nazismo”. Sulla decisione di anticipare ulteriormente il richiamo, passando dai precedenti 6 mesi a 5: “Ha senso se si vuole anticipare il calo della protezione del vaccino di cui abbiamo ora evidenza anche in Italia a partire dai sei mesi. Il richiamo a 6 mesi avrebbe ugualmente efficacia a livello di protezione dalla malattia severa ma in una fase di espansione pandemica come questa è meglio mitigare il rischio d’infettarsi. Con la variante Delta il virus si diffonde molto facilmente e velocemente”. Si torna quindi a parlare del green pass, e dell’ipotesi che venga applicato sui mezzi pubblici: “Il controllo esteso su tutti i mezzi pubblici locali è impossibile, ma quelli a campione sono ugualmente un deterrente per chi viola le regole, come per il possesso del biglietto. In questa fase, sono a favore di tutto ciò che possa mitigare il rischio di diffusione dell’infezione”. Sulla possibilità di ottenere il pass con i test antigenici rapidi, Abrignani si unisce alla schiera di scienziati contrari: “Sappiamo che è meno sensibile di quello molecolare: il 60-65% della sensibilità contro il 99%. Significa che un terzo degli infetti non vengono intercettati. I dati li conosciamo bene”. Infine, sui test antigenici rapidi, Abrignani si schiera al fianco di numerosi altri scienziati, circa la scarsa attendibilità: “Sappiamo che sono meno sensibili di quello molecolare: il 60-65% della sensibilità contro il 99%. Significa che un terzo degli infetti non vengono intercettati. I dati li conosciamo bene”.