CHI È ANDREW CUNANAN, L’ASSASSINO DI GIANNI VERSACE?
Chi era Andrew Phillip Cunanan, l’uomo che nel 1997 assassinò Gianni Versace nella sua casa in Florida e ritenuto all’epoca dei fatti uno degli uomini più ricercati dalla polizia statunitense per via di altri crimini di cui era sospettato? Questo pomeriggio, nel salotto televisivo di “Domenica In”, sarà di scena Santo Versace, fratello maggiore del compianto Gianni, per presentare alla padrona di casa Mara Venier il libro “Fratelli, una famiglia italiana” di prossima pubblicazione. E l’intervista di uno di coloro che stanno tenendo alta l’eredità della griffe Versace in giro per il mondo sarà pure l’occasione per tornare sul brutale omicidio dello stilista circa venticinque anni fa e su quello che oggi sappiamo del suo assassino e delle motivazioni che lo spinsero quel 15 luglio a premere due volte il grilletto.
Figlio di una donna di origini italiane e di un ex soldato delle US Navy di origini filippine, Andrew Cunanan era nato nell’agosto del 1969 a National City (California) e pare che sin da piccolo, discriminato per le sue origini orientali, mistificò spesso la verità sulla sua famiglia grazie anche a un fascino e una parlantina fuori dal comune: dopo aver preso coscienza della propria omosessualità, il ragazzo cominciò a frequentare anche uomini molto maturi in cambio di regali e ad avere i primi problemi di salute (secondo alcuni soffrì di disturbi della personalità e psicopatia) pur proseguendo gli studi universitari in Storia. Stabilitosi a San Francisco, cominciò a spacciare droghe e farmaci sfruttando anche la propria bellezza e cultura per sbarcare il lunario come gigolo per uomini più grandi di lui e a volte anche facoltosi, spesso molto conosciuti e che quindi pagano il silenzio di Andrew con ricche somme.
L’OMICIDIO DEL ’97: MISTERO SUL MOVENTE E LA SCIA DI SANGUE CHE…
Insomma, appena ventenne Andrew Cunanan può concedersi un tenore di vita decisamente alto grazie a questa sorta di ‘mecenati’, continuando a mentire sulle proprie origini per vergogna e ricorrendo pure a diversi pseudonimi: intanto comincia a perdersi nel tunnel dell’alcol e delle metanfetamine, riducendosi a spacciare sostanze illecite quando non ha uomini facoltosi alle spalle per mantenerlo. Un castello di bugie e di debiti che pian piano gli rovina la reputazione a San Francisco costringendolo a reinventarsi; il problema è che il passo successivo sono gli omicidi di cui venne sospettato e che fanno riferimento tutti a quel funesto 1997: pare che Cunanan, nei suoi tre ultimi mesi di vita e per ragioni mai davvero chiarite, uccise alcuni dei suoi ex amanti tra cui Jeffrey Trail (questi gli negò un aiuto economico) e il suo amico David Madson, Grazie alle testimonianze di diversi testimoni, Cunana divenne uno dei ricercati dalla polizia più pericolosi. E arriviamo così al luglio del 1997…
Dopo aver ucciso un altro uomo 72enne e un guardiano in quel di Pennsvile (New Jersey), ritroviamo Cunanan in Florida come uno dei “Ten Most Wanted Fugitives” dell’FBI, dove un errore porta le autorità finalmente sulle sue tracce: il 15 dello stesso mese ucciderà Gianni Versace con due colpi di pistola davanti alla porta della residenza dello stilista a Miami Beach ma alla presenza di alcuni testimoni; subito identificato, parte una caccia all’uomo che termina nei pressi di una casa galleggiante, in quel momento disabitata, dove viene scoperto qualche giorno dopo. Circondato da un vasto spiegamento di forze dell’ordine, Cunanan si suiciderà ma gli agenti lo scopriranno solo dopo un po’ quando si decidono a fare irruzione: escluso il movente dell’HIV trasmessogli dagli ex amanti (Andrew non era sieropositivo), rimane il mistero su questa scia di sangue e sul delitto Versace anche se negli anni si è ipotizzato che il suo scopo fosse morire assieme a un vero e proprio simbolo per diventare egli stesso immortale. Cunanan era animato da rancore esistenziale e forse uccise una icona solo per passare alla storia vendicando, in una spirale di omicidi che tanto prima o poi sarebbe terminata, la ‘vergogna’ di quelle origini che si portava dietro, sfogando contro Versace una mai sopita invidia sociale.