Chi è Andrew Cunanan, l’assassino di Gianni Versace
Il 15 luglio 1997 Andrew Phillip Cunanan uccise con due colpi di pistola Gianni Versace, il famosissimo stilista italiano considerato unanimemente un rivoluzionario nel settore della moda. “Era uno dei creativi più importanti ed affermati al mondo, aveva questo grandissimo carisma, aveva lanciato le top model dell’epoca, aveva una visione della donna interessante e viveva a pieno la sua omosessualità in un epoca in cui non era affatto facile. Era un simbolo potentissimo sotto diversi profili, e per queste stesse ragioni si è purtroppo trasformato anche in un bersaglio”, racconta Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, ad Uno mattina estate, dove ha tracciato anche il profilo psicologico di Cunanan.
“Andrew Cunanan”, spiega Roberta Bruzzone, “è un soggetto che ha una storia molto particolare, la pessima influenza dei genitori profondamente disturbati lo hanno trasformato” in un killer. “Rientra pienamente nella definizione di psicopatia, un mix letale tra narcisismo maligno e disturbo antisociale di personalità. Era un bugiardo patologico, un mitomane, un prigioniero dello sguardo degli altri perché non poteva vivere senza considerazione, adulazione, ammirazione e potere sugli altri”, spiega la criminologa. “La sua vita è improntata ad una serie innumerevole di menzogne strumentali, di manipolazione (..) che l’ha portato a scegliere di uccidere Gianni Versace dopo quattro omicidi commessi”. Secondo la dottoressa Bruzzone, Andrew Cunana aveva un solo obiettivo, “voleva essere indimenticabile. Era la sua ossessione e ha scelto purtroppo il modo di diventarlo”.
Omicidio Versace: le indagini lacunose su Andrew Cunanan
Nel suo intervento ad Uno mattina, Roberta Bruzzone, parlando di Andrew Cunana, spiega che “all’epoca dell’omicidio era già inserito nella lista dei 10 maggiori ricercati d’America”. “Era un serial killer anomalo”, perché dopo i primi 4 omicidi, passarono 2 mesi prima dell’omicidio di Gianni Versace. In questo periodo, “aveva lasciato tracce senza neanche preoccuparsi granché di essere preso”, spiega la criminologa, “lascia il pick up dell’ultima vittima a pochi isolati dall’abitazione di Versace, impegna a Miami una delle monete d’oro rubate alla sua terza vittima e da informazioni reali sul modulo per impegnarla”, ma non ci furono i controlli, perché “la persona addetta era in ferie”.
Ma Andrew Cunanan non si preoccupò delle tracce, continua a spiegare la dottoressa Bruzzone, perché era già certo che tutto si sarebbe concluso con il suo suicidio. Il cadavere fu scoperto, infatti, pochi giorni dopo l’omicidio di Gianni Versace, dal guardiano di una house boat parcheggiata al porto di Miami. “si accorse che la serratura era stata forzata, entra e capisce che c’è qualcuno che la occupa, sente il colpo della pistola e si allontana, poi con il figlio da l’allarme. La polizia [quando entra trova] il suo corpo è al piano di sopra, si era sparato un colpo in testa”. L’obiettivo di Cunanan, secondo la criminologa, era stato raggiunto “era sicuro di essere diventato immortale, aveva ucciso non solo un uomo importante e famoso, aveva ucciso un simbolo”.